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Evoluzione geoambientale dei litorali in relazione ai cambiamenti climatici globali
                                            degli ultimi millenni

                                  Franco Ortolani (1), Silvana Pagliuca (2)

    (1) Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, Università Federico II,
    fortolan@ unina.it, 081431518;
    (2) CNR – ISAFOM; e-mail: S.Pagliuca@ispaim.na.cnr.it

    Il litorale sabbioso-ghiaioso rappresenta una stretta zona di confine instabile tra la terra
    emersa e il mare ed è costituito da sedimenti che durante le mareggiate sono
    continuamente spostati lungo costa dalle correnti indotte dal frangimento obliquo delle
    onde; la costruzione del prisma di sedimenti costieri è avvenuta durante la risalita
    olocenica del livello del mare negli ultimi 8-9000 anni (figura 1). Nel Mediterraneo vi
    sono essenzialmente due tipi di sorgenti di sedimenti sabbioso-ghiaiosi derivanti dalla
    disgregazione di rocce preesistenti: 1- i bacini idrografici in cui avviene l'erosione da parte
    delle acque ruscellanti ed il trasporto fino al mare da parte dei corsi d'acqua; 2- le falesie
    lungo le quali il moto ondoso provoca i crolli di blocchi rocciosi, la loro conseguente
    frammentazione e il successivo trasporto e accumulo di clasti nei tratti di costa contigui
    caratterizzati da mare poco profondo. Un'altra sorgente di sedimenti è di tipo organica in
    quanto i clasti sono costituiti essenzialmente da frammenti di gusci calcarei di organismi
    marini planctonici e bentonici, questi ultimi viventi sui bassi fondali rocciosi e sabbiosi.
    Le sabbie organogene in Italia si rinvengono nel Salento adriatico e ionico, in Sicilia, nelle
    Isole Egadi e a Lampedusa; abbondano lungo le coste del Nord Africa. Il confronto tra
    carte topografiche e foto aeree rilevate a distanza di decine di anni ha evidenziato che la
    linea di riva ha subito marcate modificazioni nel corso del presente secolo e nei secoli
    scorsi per cause naturali e localmente per cause antropiche; in particolare sono state
    evidenziati sensibili incrementi (progradazioni) e altrettanto gravi riduzioni della terra
    emersa di entità variabile dalle decine di metri al chilometro. Dall'inizio del 1900 i litorali
    sono interessati prevalentemente da fenomeni erosivi che si sono accentuati gravemente
    specialmente dopo il 1950. La diffusa valorizzazione turistico-balneare delle fascie
    costiere si è andata sviluppando dopo la seconda guerra mondiale per cui si è determinata
    una massiccia occupazione del territorio di cui non si conosceva la naturale dinamica.
    Attualmente vi sono centinaia di chilometri di litorali gravemente minacciati dai fenomeni
    erosivi intensamente antropizzati e in cui sono ubicate anche infrastrutture di importanza
    strategica nazionale come le ferrovie e le autostrade. E' convinzione diffusa che l'erosione
    dei litorali sia provocata essenzialmente dalle attività dell'uomo; le ricerche effettuate dal
    nostro gruppo di studio hanno invece evidenziato che nel corso degli ultimi 3000 anni i
    litorali sono stati interessati da significative modificazioni naturali. Per comprendere
    correttamente le cause della dinamica costiera, oltre alle azioni dell'uomo, vanno
    attentamente comprese le dinamiche ambientali in modo da inquadrare l'evoluzione dei
    litorali degli ultimi 200 anni (periodo in cui sono stati effettuati diversi rilevamenti
    topografici) nell'ambito di una evoluzione ambientale che consenta di valutare l'entità e la
    durate delle modificazioni naturali.

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