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Introduzione                                                               11

           altre lavorazioni sotto sale. Nemmeno le vasche di salagione e le anfore da trasporto, in
           mancanza di resti archeozoologici e di indicazioni esplicite, consentono distinzioni tra i
           diversi procedimenti; del garum di tonno è nota una specifica denominazione, aimation,
           ma esso sarà stato materialmente analogo a quello ricavato da altri pesci. Perciò, non
           senza qualche imbarazzo, si sono evitati quei sillogismi automatici per cui il pesce salato
           e il tonno salato si possano considerare equivalenti: quest’ultimo era infatti solamente
           uno dei prodotti che rientravano nella generica definizione di tarichos / salsamentum, e
           che solo uno specificativo consente di riferire a varietà di tonnidi.
             Se questo libro può intitolarsi segnatamente al tonno, è dunque perché si è condotto
           un discernimento su queste specie nelle fonti letterarie ed archeologiche. Le fonti lette-
           rarie sono presentate distribuendole sui vari temi. Ciò ha comportato che scritti utili in
           diversi ambiti avrebbero dovuto essere replicati nei rispettivi paragrafi: ad evitare, però,
           ridondanze e duplicazioni, i passi anche se citati più volte sono stati trascritti una sola
           volta in appendice. Si può constatare come, per una materia come questa dalle esigue te-
           stimonianze archeologiche, il delineamento di un quadro organico è consentito (quando
           è consentito) dalle sfumature semantiche del lessico. È stata perciò considerata con at-
           tenzione la nomenclatura tecnica relativa ai tre argomenti fondamentali: le specie ittiche
           di cui si è detto, i procedimenti per la pesca, la conservazione del pescato. La terminolo-
           gia si armonizza a volte con i dati archeologici, restituendo un sistema di pesca compiu-
           to. È il caso del thynnoskopeion sul promontorio di Ammone Balithon, menzionato da
           Strabone; l’informazione è completata dalla menzione di vasche antiche di salagione e
           da una torre, forse anch’essa  di antica origine, in un’area in cui nel 1901 si è impiantata
           una tonnara. Un contesto che ribadisce come indizi archeologici e descrizioni alieutiche
           delle fonti si confermino reciprocamente in un tessuto linguistico e tecnico coerente, il
           quale certifica che i luoghi di cattura sono rimasti immutati e che nell’antichità era usata
           la tonnara in senso moderno. Il processo analitico condotto sui singoli lemmi consente
           infatti di affermare che i termini pelamydeion, thynneion, orkyneion, keteion, poi cetaria
           e infine epoche sono altrettanti modi, con alcune sfumature di specificità e di cronologia,
           con cui nell’antichità si indicava quel sistema fisso di pesca che oggi è detto tonnara.
             Da questo panorama, si ricava come i sistemi di pesca stabili, radicati a terra, abbia-
           no anche valenza topografica. Essi si aggiungono alle numerose installazioni di diverse
           tipologie insediate nell’ambiente litoraneo marittimo, con i suoi peculiari problemi di
           prospezione e documentazione; ma anche con le difficoltà che sulle coste italiane, pur-
           troppo, la conservazione dei contesti archeologici incontra.
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