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Risultati
    In 36 cale sperimentali, la cattura totale è stata di 317,l kg, di cui il 46,5% in

zona A, il 34,7% in zona B e il 18,8% in zona C. La cattura media per cala è stata di
12,3k4,9 kg in zona A e di 9,l k4,5 kg in zona B, mentre in zona C la cattura media
è stata di 5,Ok 1,8 kg.La cattura per unità di sforzo (CPUE) ha fatto registrare valori
mediamente più alti in marzo e maggio, con un massimo a marzo in zona A (21,4 kg/km
di rete), mentre il valore più basso è stato registrato in novembre in zona C (2,5 kg/km
di rete) (Tab. 1).

Tab. 1 - Valori del CPUE nelle zone di riserva di Marettimo.
           CPUE values in the reserve zones of Marettimo.

    In totale sono state catturate 49 specie tra teleostei (40), selaci (5), crostacei (2) e
molluschi cefalopodi (2). 27 specie sono risultate comuni alle tre zone di riserva (Tab. 2).

    L'indice di Sorensen (Tab. 3), come atteso, è risultato elevato soprattutto tra le zone
contigue A e B tra novembre e maggio, con valori (0,73-0,79) prossimi all'unità che
indicherebbe la perfetta identità in specie tra le zone.

Discussione e conclusioni
    Numerosi studi confermano come le riserve marine, oltre a proteggere l'ambiente

marino dagli effetti diretti della pesca, favoriscono lo sviluppo degli stock ittici locali,
determinando un incremento significativodella biomassa (Russ e Alcala, 1996; Fogarty,
1999; Garcia-Charton e Pérez-Ruzafa, 1999; Planes et al., 2000). I dati ottenuti per-
mettono di osservare un aumento della biomassa della popolazione ittica litorale nella
zona di riserva integrale (resene effect) (Tab. 1). Questi effetti benefici sono osservabili
non solo all'intemo dell'area protetta, ma anche nelle aree limitrofe (zona B e C), per
un fenomeno di migrazione di individui adulti verso le zone non protette, noto come
spillover eflect (Russ e Alcala, 1996; Garcia-Charton e Pérez-Ruzafa, 1999). Infatti, la
maggiore identità in specie tra le zone A e B (Tab. 3) conferma che la zona A di riserva
integrale è fonte di reclutamento per le aree circostanti, mentre nella zona C, dove lo
sforzo di pesca è più elevato, le differenze in specie con le altre zone sono maggiori.

    Questi primi risultati confermerebbero per la Riserva delle Egadi, quanto dimostrato
per altre aree protette, cioè che l'uso di attrezzi artigianali in alcune zone di riserva,
permette un prelievo razionale delle risorse ittiche e incide marginalmente sul reclu-
tamento dei giovanili (Bayle-Sempere e Ramos-Espla, 1993; Fogarty, 1999; Planes et
al., 2000).
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