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Nostro padre (Bartolomeo, conosciuto come «Vartu-
liddu»), amava la poesia siciliana e vi si dedicava; il mano-
scritto coi suoi versi venne tenuto a casa come reliquia do-
po la sua morte (naufragio nel mare delle Egadi, 1909),
finché il bombardamento aereo su Favignana nel 1943 col-
pì in pieno la casa disabitata del nonno Vito; assieme ai
mobili perdemmo le casse coi libri accumulati nella «libre-
ria» di famiglia.

      I fratelli frequentammo tutti e quattro l'Istituto Tec-
nico di Trapani - e poi ci disperdemmo per l'Italia ed il
mondo per ragioni d'impiego. Ci tennero uniti Mamma Ti-
tì Canino, la casa a Favignana, l'amore per l'isola e la ma-
lattia della caccia e della pesca. Ci dividemmo a partire dal
1911: le ferie e le licenze venivano trascorse sempre a Fa-
vignana, ma da quell'anno solo per due brevissimi periodi
ci ritrovammo tutti e quattro assieme: a Favignana nel
1917, quando Vito tornò dal Carso ferito in un assalto alla
baionetta; e poi nel 1945 a Genova (Nuzzo vi risiedeva, Vi-
to rientrò dalla prigionia in India, io dall'internamento in
Germania ed in Polonia; Mauro era già rientrato dall'Eri-
trea nel 1940).

      Nuzzo compose pochissime poesie- e non voleva che
io le pubblicassi; tanto lui che Vito e Mauro non vollero
mai dare i loro versi ai giornali: furono da me forzati a par-
tecipare ad un concorso poetico regionale a Favignana, nel
1964, concorso nel quale vennero entrambi premiati. lo so-
no stato meno modesto, ed anche il più profilico, in fatto
di versi dialettali; se nel presente volume i miei componi-
menti sono numericamente prevalenti, non si deve all'aver
io fatto «la parte del leone» nella scelta e selezione dei lavo-
retti da pubblicare; i lavori di Vito e Mauro sono presenti
per almeno quattro quinti di quanto dai miei fratelli è sta-
to prodotto; i miei per non più di due terzi.

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