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I dati relativi alla comunità bentonica rivelano che il valore massimo di ricchezza
specifica è raggiunto nell’isola di Levanzo.Nella quarta unità ambientale di
Marettimo, in cui si trova la zona A di riserva integrale, è stato riscontrato il valore
di S più basso di quasi tutto l’arcipelago: infatti solo l’U.A. quattro di Favignana
presenta un valore di poco inferiore.
Inoltre, il fatto che a Marettimo si riscontri una distribuzione omogenea delle specie
target e che nella quarta unità ambientale è stato rinvenuto il minor valore medio
di tali specie induce a pensare che la selezione dell’area in cui istituire la zona di
riserva integrale sia stata effettuata non basandosi su criteri di tipo biologico–
ecologico ma in base al criterio estetico ossia in funzione del paesaggio emerso e
semiemerso (grotte) dell’isola.
I valori dell’indice di Shannon –Weaver mostrano che non vi sono punti nei quali la
biodiversità bentonica sia particolarmente concentrata. La diffusione della diversità
su popolamenti omogenei permette una ridistribuzione delle attività ad impatto
medio ed ecologicamente compatibili (es. pesca artigianale ecoturismo) limitando il
danno sulle specie bentoniche.
I risultati sulle specie target ottenuti a Levanzo e Favignana potrebbero suggerire
una modifica o integrazione alla zonizzazione attuale inserendo nelle due isole zone
con maggior grado di protezione.

Quella del count point, standardizzata per il censimento del benthos, è una tecnica
che ha permesso, nel corso del presente studio, di evidenziare, fornendo un quadro
generale, come si distribuiscono le specie nell’area marina protetta e di discernere
patterns fra zone diverse nelle tre isole.
Inoltre ha permesso di capire quanto simili siano i popolamenti indagati in termini
di varietà e di abbondanza di specie.
La scelta di applicare questo metodo rispetto a quelli classici nasce da una serie di
motivi. Innanzitutto è un metodo non distruttivo e presenta tutti i vantaggi
riconosciuti ai censimenti visivi, inoltre a questa scala di osservazione sembra
essere l’unico possibile considerata la mole di campioni, il laborioso lavoro a
posteriori e la quantità di tempo che richiederebbe un metodo classico.
Nonostante le limitazioni derivanti da operatori poco esperti, il metodo impiegato si
è rivelato efficace nel determinare la composizione della comunità bentonica
indagata e consente di ricavare, con un certo grado di accuratezza, una quantità di
informazioni sufficiente circa la biodiversità valutata ad una scala così ampia.

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