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CAMarcheo

      I rostri e la battaglia delle Egadi

di Sebastiano Tusa

Soprintendente del Mare della Sicilia

  L a Sicilia è balzata recentemente agli onori della cro-                           Sopra – Il momento di recupero di un rostro.
                              naca mondiale delle scoperte archeologiche per
                              l’emergere dalle acque di alcuni rostri in bronzo ri-  no essere anche letali per la nave attaccante poiché di difficile estrazione.
                              salenti all’epoca ellenistico-romana. Al momento le    Ben presto, quindi, (alla fine del VI sec.a.C) iniziarono ad essere costruiti,
                  nostre ricerche ne hanno identificato ben 9 cui se ne aggiun-      ed ebbero successo, i rostri a tridente con lame sovrapposte e fendente
                  gono altri due recuperati indirettamente. Prima delle nostre       centrale, proprio come i nostri. Producevano dei veri e propri squarci sulle
                  scoperte di rostri originali se ne conosceva uno soltanto, re-     fiancate delle navi nemiche, difficilmente riparabili a differenza dei sempli-
                  cuperato nel 1980 nelle acque di Athlit in Israele e fabbricato    ci e limitati fori dei rostri precedenti. Ben presto il rostro a tridente fu in uso
                  probabilmente a Cipro.                                             presso le marinerie, etrusche, greche, romane e cartaginesi.
                  I rostri erano oggetti di pregio realizzati per scopi puramente    La grande fortuna e l’importanza del rostro a tridente nell’antichità greco-
                  bellici. Furono spesso riutilizzati o depredati per essere rifusi  romana ci è ulteriormente rappresentata dalla rilevanza che questo og-
                  o posti come trofei in luoghi urbani preminenti. Sono, per-        getto ebbe nell’aspetto cerimoniale connesso alla celebrazione dei fasti
tanto, rarissimi ed è stato soltanto grazie alla tenacia dei nostri ricercatori      bellici. Era uso corrente ornare di rostri le colonne celebrative e porle nei
della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana in collaborazione              luoghi più rilevanti delle antiche città. Ricordiamo il monumento in memo-
con la RPM Nautical Foundation che si è riusciti a identificarne e trovarne          ria della battaglia di Azio a Nikopolis, le colonne rostrate nel Foro Romano
tanti nelle acque delle Egadi.                                                       a Roma, ed ancora il famoso monumento celebrativo dell’agorà di Cirene.
Dopo le nostre scoperte l’attenzione sui rostri antichi si è destata sicché          Le scoperte effettuate nel mare delle Egadi nell’ambito di un progetto
oggi se ne contano altri oltre i nostri ed il primo di Athlit. Uno di essi è stato   di ricerca basato su deduzioni di carattere storico e topografico ci hanno
riscoperto nei magazzini del Museo del Pireo e proviene da vecchi dragag-            permesso di stabilire con certezza il luogo e la dinamica della battaglia
gi effettuati nel porto. L’altro è venuto alla ribalta in Germania e si trova        delle Egadi che si combatté il 10 marzo 241 a.C. E’ ormai certo che il luogo
attualmente in restauro presso il Museo della navigazione di Magonza, ma             dell’impatto tra le due flotte dovette essere poco a Nord di Capo Gros-
è probabile la sua provenienza dalle acque del Mediterraneo. Il terzo è              so che costituisce la punta più settentrionale dell’isola di Levanzo, la più
stato sequestrato in Toscana dai Carabinieri.                                        piccola dell’arcipelago delle Egadi che si trova a poche miglia ad Ovest
Il rostro è costituito da un pezzo in bronzo, unitariamente fuso con la tecni-       del litorale trapanese. Dalla medesima zona di mare provengono anche
ca della cera persa, che si andava ad inserire, coprendola, sull’intersezione        altri elementi che confermano l’esattezza del luogo della battaglia: elmi
delle porzioni terminali in legno della chiglia, delle cinte laterali e dalla        bronzei e numerose anfore in dotazione degli equipaggi delle navi delle
struttura arcuata del dritto di prua. Il rostro era agganciato alla parte lignea     due flotte.
dello scafo mediante chiodi di cui si trova ancora traccia sul suo bordo.
Se tutta la struttura del rostro è laminare e costituisce una sorta di fodera
alle parti lignee suddette dello scafo diversa è la porzione antistante per
la sua possanza e robustezza. Essa è, infatti costituita da ben tre fendenti
laminari orizzontali rafforzati da un possente fendente verticale. Questo
era lo strumento micidiale che veniva scagliato con forza sulle fiancate
delle navi nemiche per determinarne il rapido affondamento grazie alle
falle che generava. Visti lateralmente i tre fendenti orizzontali, assottigliati
laminarmente in punta, formano un vero e proprio tridente ben visibile
lateralmente in bassorilievo con l’impugnatura posta nei pressi della parte
retrostante.
I rostri rinvenuti finora costituivano la guarnizione di prua di trireme. Fa-
cevano parte di un dispositivo costituito non soltanto dal fendente a lame
sovrapposte ma anche dallo sperone a testa di animale (verisimilmente cin-
ghiale) che doveva collocarsi a circa mezzo metro superiormente al rostro.
La storia dei rostri è stata finora costruita sulla base di fonti testuali e, so-
prattutto, di iconografia e modellistica che ce ne incominciano a testimo-
niare la presenza sin dal VII secolo a.C. Era uso diffuso nelle navi da guerra
dotare la prua delle navi di simili oggetti atti alla distruzione delle navi
avversarie. Si tratta di una tecnica che possiamo con certezza affermare
si sia stabilizzata già agli inizi del I millennio a.C. e sia durata sino alla fine
dell’Impero Romano a giudicare dai racconti di Procopio sulla battaglia tra
Romani e Vandali presso Capo Bon del 467 d.C. Ma il ricorso a questa rudi-
mentale, quanto efficace, arma di offesa non dovette mai cessare, neanche
con l’avvento dell’utilizzazione fondamentale dell’artiglieria nei conflitti na-
vali. Ciò è provato dell’esistenza di rostri usati anche nella battaglia di Lissa
nel 1866 e da alcune navi da guerra nel corso della prima guerra mondiale.
I primi rostri furono a testa di animale (ariete, leone e cinghiale). Essi produ-
cevano vistosi buchi nella struttura lignea delle navi avversarie, ma poteva-
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