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2.6 I prodotti locali
Il paragrafo sull’analisi del contesto territoriale ha richiamato con ricchezza di particolari il grande
patrimonio di diversità legate alle coltivazioni agricole tradizionali e alla pesca cui si accompagnano sin
dall’antichità riti e festività di antica tradizione.
La consapevolezza diffusa che “Nel futuro, una quota sempre crescente di scambi economici nella loro
forma più innovativa sarà riferibile alla commercializzazione di una vasta gamma di esperienze culturali,
più che di beni e servizi prodotti industrialmente” fa acquisire al turismo nuove dimensioni e nuove
motivazioni: ricreative, conoscitive, culturali, salutiste, sportive, di contatto con la natura e altro ancora.
E’ per questo che si parla sempre più di “turismi” al plurale.
Il problema è allora quello di individuare quale specializzazione di turismo, o meglio di turismi scegliere
per valorizzare la specifica identità delle isole. Vale a dire: qual’è il terreno di competizione sui mercati
turistici da preferire per valorizzarne i punti di forza? quale organizzazione darsi per valorizzare
effettivamente le risorse esistenti (anche quelle umane)? e come promuovere una offerta dell’arcipelago
siciliano unitaria ma, al contempo, in grado di valorizzare i tratti distintivi di ciascuna isola?
Fra le diverse opzioni possibili, il partenariato del PIT ha messo a fuoco la speciale dimensione del
“piacere” o meglio dei “piaceri” che accompagnano un viaggio sulle isole minori siciliane. E che sono
assolutamente diversi rispetto ad altre rinomate isole del mondo, divenute mete turistiche obbligate di
clienti dei grandi tour operators internazionali. Anche perché hanno quel particolare carattere di ospitalità
e di ricca umanità che contraddistingue i siciliani.
Un viaggio sulle isole minori siciliane si presenta come una straordinaria esperienza culturale: di piaceri
“multisensoriali”, seducenti, intriganti e pieni di fascino. Un viaggio nelle isole è, infatti, un’immersione
nella natura e nei suoi colori, nei profumi della macchia mediterranea e nel vento. Quel vento perenne del
mediterraneo che ha dato il nome del dio alle Eolie e a Pantelleria “figlia dei venti”; che asciuga e fa
appassire al sole i grappoli di pomodorini “a scocca e a pennula” e di uva di moscato e di malvasia; che
dona ai capperi quel particolarissimo gusto salmastro; e che porta effluvi di origano, mentuccia e di
mortella lungo le camminate in montagna; o profumi di basilico e menta quando ci si aggira per le strade
dei paesi bianchi di calce.
Alla unicità dell’ambiente e del patrimonio di biodiversità delle isole corrisponde, infatti, la straordinaria
ricchezza e la varietà di un patrimonio di odori, profumi e sapori che non ha uguali: la freschezza e i
profumi di mare del pesce appena pescato, l’intensità del tonno e del pesce salato, la fragranza del pane
con l’olio e il pomodoro o insaporito con i capperi e i “cucunci”, la carnosità della caponata di melanzane,
il velluto della minestra delle piccole lenticchie di Ustica con un filo d’olio…... E la squisitezza dei dolci:
sfinci velati di zucchero con la scorzetta di agrumi, gigi col vino cotto e la cannella, nacatuli di pasta di
mandorle, cassatelle e vastituzze con i fichi secchi e l’uva passa, il succo di limone e i chiodi di
garofano…. Dolci che richiedono di essere “cullati” con dolcissimi sorsi di moscato e di malvasia ….
Un tripudio fastoso e seducente di piacere e di sapori golosi che raccontano sempre di natura, di sole e di
brezza marina; ma anche di tradizioni autentiche e di un “saper fare” antico. Un patrimonio di tecniche e
di specializzazioni produttive distillato dall’esperienza di un uso accorto delle risorse limitate delle
singole isole, ed espressione di una “cultura materiale” che affonda le radici nei millenni di storia
mediterranea.
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