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Davide riesce a pedalare lungo il sentiero stretto e tortuoso, ma io sono
costretto a spingere e piangere lacrime di sangue, mentre un muflone soli-
tario ci guarda dall’alto di una cresta rocciosa. Quando scolliniamo la vista
sul paese ci riempie gli occhi e ci ricompensa di tutte le fatiche. Un pugno
di case bianche gettate tra il blu del mare ed il verde della montagna, come
se qualcuno avesse voluto dividere i due colori sulla tavolozza di un pit-
tore.
Dopo circa un’ora di risalita a spinta su sentiero arriviamo in cima. Il Se-
maforo è la nostra ultima sosta prima della meritata discesa. Quando in-
iziamo a scendere le fatiche e le maledizioni spese durante il cammino in
salita rimangono un vago ricordo.
Il sentiero è bellissimo, corre veloce sotto le nostre ruote tra le macchie
di rosmarino. In alcuni tratti è stretto, ripido e tecnico, con passaggi quasi
impossibili, in altri tratti è invece molto scorrevole, costellato da curve ve-
loci che si susseguono con ritmo incessante.
Il silenzio assoluto è rotto solamente dal suono dei nostri copertoni che
rotolano sul sentiero e dalle urla di gioia che si confondono con quelle dei
gabbiani che da sopra le nostre teste controllano indisturbati il loro terri-
torio.
L’ultima serie di tornanti stretti e molto ripidi ci riporta ad un incrocio dal
quale eravamo già passati di mattina. Il Semaforo ci guarda da lassù, le
braccia e le gambe sono stanche ma le urla di gioia si sprecano. E la discesa
non è ancora finita! il sentiero si infila in un bosco di pini e prosegue fino
alla spiaggia. Tutto sottobosco, fondo morbido, poche pietre, curve veloci
si alternano a stretti tornanti. La bici prende velocità sui tratti di rettilineo
e dopo una staccata al limite si infila nei tornanti in derapata con i dischi
dei freni che bruciano.
Uno, due, tre…. Perdo il conto dei tornanti. Vedo il sentiero scorrere veloce
davanti i miei occhi, come un film, e sento lo sferragliare dalla bici di Davide
alle mie spalle, ad ogni tornante il suo grido di gioia.
Quando arriviamo alla fine siamo al settimo cielo e l’unica cosa che manca
a coronamento di una gran giornata è un bel bagno a mare. La spiaggia è
deserta e nudi come mamma ci ha fatto ci abbandoniamo tra le braccia
del mare spumeggiante. Il sole tramonta e non ci resta che preparaci per
la cena. Ce la siamo guadagnata e così, tra gli sguardi incuriositi dei pochi
turisti, posteggiamo le nostre bici fuori dal ristorante e consumiamo il
nostro lauto pasto a base di pasta, pesce spada, tonno, melanzane e men-
tuccia.