Page 8 - RiganoAntichi1998
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localizzata la sequenza sismica del 1968. Nonostante si tratti dei terremoti più violenti conosciuti in Sicilia
occidentale, i dati sismologici e geologici disponibili non consentono di riconoscere specifiche strutture
sismogenetiche. Questo ha portato ad interpretazioni molto differenti degli stessi dati. Sulla base di
analisi paleosismologiche Michetti et al. (1995) hanno ipotizzato la presenza di strutture trascorrenti
destre che rappresenterebbero il proseguimento in terra della zona di taglio NS del Canale di Sicilia.
Monaco et al. (1996) invece hanno associato gli eventi del 1968 a rotture multiple lungo una rampa di
thrust cieco al di sotto della sinclinale del Belice. Nel settore più meridionale della zona sismogenetica
77, lungo la costa, la sismicità è caratterizzata da sequenze sismiche di bassa energia che si
protraggono per diversi mesi nell’area di Sciacca (ZS 77c). La presenza di un sistema trascorrente
orientato circa NS, sviluppato dalla zona di Sciacca fino alla zona assiale del Canale di Sicilia, lungo cui
sembrano allinearsi numerosi edifici vulcanici sottomarini attivi, sembra porsi come elemento tettonico
privilegiato a cui poter riferire la sismicità dell’area. Anche la sismicità registrata negli anni più recenti
(Salvi et al., 1996) presenta una distribuzione circa NS nell’immediato offshore di Sciacca.
Infine il settore costiero “Egadi–Trapani–Mazara”, attualmente inserito in area di background, viene
identificato come possibile nuova zona sismogenetica (ZS 77d). Poiché i terremoti più recenti (1979,
1981, 1995) sono localizzati strumentalmente in mare e mostrano, dal punto di vista macrosismico,
analogie con gli eventi storici, è possibile ipotizzare una loro origine lungo segmenti dei thrust presenti a
largo della costa occidentale o nelle strutture secondarie che li dislocano. In quest’area il fronte della
Catena Maghrebide (“Thrust belt delle Egadi”) risulta frammentato da faglie trascorrenti orientate NOSE
ad attività pliopleistocenica (Finetti e Del Ben, 1986; Torelli et al., 1991) che localmente (Marettimo
Favignana) ha interessato anche depositi tirreniani, testimoniando così il perdurare di movimenti
orizzontali anche in tempi recenti (Abate et al., 1995).