Page 514 - D-Girolamo_Matranga
P. 514

298        PA R        T E     TER Z A.

                                   gia ? Diffidia sieltlei78ta’Hoyossiradujiansa 'ex plura Isabendi
                  IdemOrat,17, de cupiditate nafcuntur .E che produrre vagliono di bello i
                  Auar,             gerniogli dell'ambitione, e dell'inuidias.

                                       Le diſcordie diuidono il tutto; & il mouimento na
                                   turale con le turbe, e le turbolenze inferinano. Il corſo

                                    del fiume tra le ripe regolato, il licue Aufso del mare            1
                                    vbidiente alle Stelle alievno; edall'altro la purezza, e
                                    la viuezza mantiene. Multum quodmouetur,cafluit mi
                                    nus putreſcit. Thone'skei xıróueror páov. Ma vna parte dal tut.
                  Arift 1.9.Mecco.Col.
                                    to diſcordante, e da quello diuiſa ,tantoſto putrefaſsi.
                                     Quapropter fecundum partem dimſum citoputreſcit.
                                       ó ciechi , e folli Cittadini, enon vi accorgete, che a
                                    capriccio il comune bene , ed il proprio inſiememente
                                    ſtruggete? Perche non imparate dalle conſonanze des
                                    Cieli je  delle ſtelle ? chediffiio ? dalle Api , e dalle
                                    Formiche la fratellanza ? Ciò che in     pegno   di amore,

                                    la Natura  vi dicde;in materia    di odij, e di nimicitie  in
                                    voi ſi conuerte ? Qua Natura fecit beneuolentiæ cauſsa,
                  Dio Chryforat.40. inimicitiarum ,odijque faéta funtſeminaria?
                  deConc .
                                       Disfece il Gran Re Filippo, oſseruatore delle leggi
                                    Chriſtiane,quelle dellaragione di Stato,la quale ſoprale
                                   ondeggiãti diſcordie pēſa potere lo Sceitro raffermare.
                                    Có i legaccidella benignità,e delloAmore voiti i Popo
                                    li, rinforzò egli la Corona. Conobbe, che le ſinagliate
                                   Città , e fameglie inalageuolmente sº vniſcono a ferbar
                                   la fede ; che la Cateņa del Sole ſola è valeuole a dare
                                    fermezza a i Regnizche gli odij ſciolgono, e rópono le

                                    corde,con le quali i vaſsalli a loro Principi s'attaccano;
                                   che i Muſici tra loro diſcordanti, ancorche alle battute
                                   pronti, & vbidienti,ſgratiſuoni formano ; che nel diui
                                   derſi le greggie,vénero ineno le guardie,ed a gli Auol
                                   toij, e a i Lupia fare tentatiui,coraggio ſi diede; che le
                                   sfenditure delle mura a lungo andare apportano roui
                                   ne ; che'l nimico combattente ad altro non bada, che a
                                   rompere degli ſquadroni lefilasche le menome apertu
                                   re paſsano in voragini;che i legni tarlati fono poco du
                                   reuoli; che le ſciſsure ſubito non ſerrate,diuégono Ve.
                                                                                        ſpaij
   509   510   511   512   513   514   515   516   517   518   519