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Anche il cannone di bronzo di Favignana , custodito nella Palazzina Florio e
dichiarato proveniente da Lido Burrone, reca sigle che lo assegnano alla medesima
epoca, ma resta ancora incerta l’esatta interpretazione di esse e se il pezzo si colleghi,
come probabile, ad un relitto con altri cannoni sepolto sotto la sabbia a bassa
profondità. Indagini nella zona con un metal detector sarebbero quanto mai
opportune, visto che proprio a Favignana, l’8 aprile 1628 affondò all’ancora una
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seattia di sir Kenelm Digby, nel corso del suo viaggio piratesco nel Mediterraneo .
Del rinvenimento di un nuovo relitto medioevale su segnalazione dei pescatori
nell’arcipelago delle Egadi e dell’identificazione del sito di affondamento di una nave
con cannoni di ferro a Marettimo avremo probabilmente modo di udire nella specifica
comunicazione dedicata alle Egadi. Se si tien conto che nel corso della guerra di
secessione messinese del 1674 – 78 la posizione di Favignana viene considerata in un
documento spagnolo del ’77 “molto vantaggiosa per scoprire i vascelli che vengono
dalla Francia e che vi si arridossano sovente” e che il 23 dicembre di quel terribile
anno il vascello ospedale francese Le Comte, partito da Messina, colò a picco proprio
a Marettimo per una falla ed un colpo di vento, si intuisce facilmente la ricchezza dei
giacimenti in quelle acque.
Un vascello del XVIII-XIX sec. dal quale provengono quattro cannoni in ferro
(fig. 1) naufragò in località Pozzitello, Tre Fontane a bassa profondità. Per un curioso
inconveniente che afflige frequentemente i moderni recuperi di tale tipo di reperti
nella Sicilia occidentale, due cannoni sono depositati a Baglio Anselmi ed altri due
(fig. 2) a Selinunte (fig. 3). Dalla zona proviene una testa d’argano di un veliero e
frammenti di lamina di rame, utilizzata per rivestire gli scafi. Un contenitore
cilindrico pieno di carbone, rimasto in situ, potrebbe essere stato una stufa o una
cucina di bordo. Il 6 gennaio 1804 è documentato a Granitola il naufragio
dell’imbarcazione della Marina britannica Raven, armata di diciotto cannoni e
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comandata dal capitano Spelman Swaine .
Non è dato conoscere né l’esatta provenienza, né la sorte di un altro cannone
recuperato “nei pressi di Mazara” in seguito alla segnalazione di un turista tedesco e
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trionfalmente fotografato nei quotidiani locali nell’agosto dell’ ‘89 .
All’ingresso del porticciolo di Triglia Scaletta, nei pressi di Marsala, sussiste un
grande scafo foderato di rame insabbiato a bassa profondità, forse pertinente ad una
imbarcazione di età moderna.
In questo veloce periplo della Sicilia un cenno deve essere dedicato al primo di
tutti i giacimenti medievali identificati in Sicilia, certamente uno dei più sfortunati:
quello relativo ai resti di due imbarcazioni naviganti in convoglio (qarib), affondate
nel XII sec. a Marsala. Non solo sono stati ritrovati reperti interessanti, ma anche
rimasti pressocchè ignorati. Anche del relitto di età normanna di S. Vito si attende
dopo numerose campagne, per quanto mi consta, la pubblicazione di un rapporto
finale.
4 Purpura, Nuovi rinvenimenti sottomarini nella Sicilia, cit., p. 180 n. cat. 117.
5 Kenelm Digby, Viaggio piratesco nel Mediterraneo. 1627 – 1629, a cura di V.
Gabrieli, Milano, 1972, ed. Longanesi, p. 73.
6 B. Laird Clowes, The Royal Navy. A History, V, 1900, p. 549; Purpura, Nuovi
rinvenimenti, cit., p. 183.
7 Giornale di Sicilia, Cronaca di Trapani del 22 agosto 1989.