Page 2 - EXTRATERRESTRE_2018
P. 2

di passaggi di proprietà, errati investimenti e, non da ultimo, la diminuzione del
            pescato,  ha  ridotto  la  produzione,  fino  alla  definitiva  chiusura  nel  1982.
            L’imprescindibile legame tra Favignana e il suo tonno si è lentamente dissolto.
            La  tonnara,  come  sistema  di  sola  cattura,  ha  poi continuato  a  lavorare fino  al
            2007 con il tonno venduto ad aziende conserviere fuori dall’isola. Anche la vita
            intorno  alla  mattanza  è  cambiata.  Da  importante  evento  economico,  sociale  e
            culturale  per  tutti  i  pescatori  di  Favignana,  si  trasforma  in  un  appuntamento
            mediatico per turisti e curiosi attratti dalla sua spettacolarità e cruenza.


                   LA  PESCA  AL  TONNO  DEL  MEDITERRANEO si  è  completamente
            trasformata  e  ha  smarrito  l’indubbio  fascino  e  la  sostenibilità  dettata
            dall’esperienza e lungimiranza dei vecchi tonnaroti. Il tonno rosso è diventato un
            grande affare i cui soggetti principali sono le multinazionali, le grandi tonnare a
            circuizione  e  le  quote  di  pesca  –  il  tutto  per  alimentare  essenzialmente  il
            remunerativo commercio verso il Giappone. Un gioco di interessi troppo alto e
            complicato per la piccola Favignana, che oggi ha perso l’antico diritto alla pesca
            del  suo  tesoro.  Oggi  tutti  i  battelli  della  tonnara  sono  lasciati  a  dissolvere  il
            fasciame nei precari magazzini del porto, e le ancore, a cui era fissata la «camera
            della  morte»  e  più  di  8  km  di  reti,  ad  arrugginire  sulla  spiaggia  dell’antico
            stabilimento. Nel 1991 è stata istituita intorno al mare di Favignana, Levanzo e
            Marettimo la più estesa Area marina protetta del Mediterraneo. Per una migliore
            gestione  delle  risorse  ittiche  e  per  la  tutela  dei  suoi  fondali.  È  suddivisa  in
            quattro zone, ciascuna con un differente livello di protezione e fruibilità. Area di
            tutela  integrale,  in  cui  la  pesca  è  vietata,  e  le  immersioni  e  il  transito  delle
            imbarcazioni  sono  sottoposte  ad  autorizzazione;  riserva  generale,  dove  è
            consentita la pesca e l’ancoraggio ai soli residenti locali; riserva parziale, in cui è
            possibile  l’ancoraggio  e  la  piccola  pesca  anche  alle  marinerie  non  residenti.
            Pietro  La  Porta,  tecnico  dell’Amp,  esprime  soddisfazione  per  questo  tipo  di
            gestione.  «L’evidente  risultato  è  stato  quello  di  trasmettere  ai  residenti  delle
            Egadi  una  maggiore  consapevolezza  e  responsabilità  per  le  risorse  del  mare;
            adesso  sono  gli  stessi  pescatori,  addetti  ai  diving  o  al  barca  turismo  che  ci
            segnalano trasgressioni e problematiche all’interno dell’area».

                   OLTRE AD ESSERE LA PIÙ GRANDE RISERVA MARINA, quella
            delle  Egadi è  anche  la più virtuosa  in  fatto  di  gestione  dei  fondi e  capacità  di
            autofinanziarsi,  tanto  da  coprire,  con  gli  introiti  prodotti,  circa  la  metà  della
            spesa  annuale.  «Siamo  passati  da  una  fase  iniziale  in  cui  l’Amp era  vista  solo
            come un vincolo per la popolazione, a una più avanzata capace anche di attrarre
            investimenti e fare del marketing» afferma ancora Pietro.

                   DALLA  GESTIONE  DELLA  POSIDONIA  OCEANICA,  pianta
            endemica  del  mar  Mediterraneo,  la  riserva  riesce  a  ricavare  delle  royalties  a
            supporto delle attività di tutela. È il caso della raccolta autorizzata delle piante
            che  si  staccano  naturalmente  dal  fondo,  utilizzate  per  la  produzione  di  creme
            idratanti e antiage. Per proteggere i fondali coperti da questa pianta dalle ancore
            delle imbarcazioni che stazionano alla fonda, la riserva ha anche realizzato degli
            appositi campi di ormeggio a pagamento con boe fisse galleggianti. In tal modo
   1   2   3   4