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permetteva di sostenere tre famiglie e che copriva le spese del peschereccio.
«Sono anni che il pesce è diminuito intorno a Favignana, e ci sono giorni in cui le
reti rimangono vuote», mi dice con tono preoccupato. «Per molti anni in questo
mare non c’è stato alcun criterio e controllo sulle attività di pesca, e molte
imbarcazioni, per aumentare il pescato, hanno utilizzato reti e ami fuori da
regolamenti e autorizzazioni».
Rosario è anche uno dei pescatori di Favignana che affiancano alla
tradizionale attività, anche quella di pesca turismo. Quasi tutte le mattine
d’estate esce in mare con un gruppo di turisti con cui condivide la giornata
lavorativa. Si salpano le reti, si seleziona il pescato, lo si cucina a bordo, e si trova
anche il tempo per un tuffo nelle baie più belle dell’isola. «A volte i delfini
seguono il peschereccio e catturano il pesce dalla rete, bucandola, prima che la
riesca a salpare a bordo. I turisti impazziscono a vederli così da vicino.
Nell’ultimo decennio si osservano sempre più di frequente sotto costa: forse
perchè sono più tutelati, o forse perchè a largo non c’è pesce neanche per loro. E
questo sarebbe davvero triste», conclude Rosario, abbassando gli occhi in
direzione della cassetta del pescato di giornata.
È MATTINO QUANDO INCONTRO sul molo di Favignana Clemente
Ventrone, uno degli ultimi tonnaroti dell’isola. Lo riconosco per la capigliatura
lunga e chiara, che lo rende un inconfondibile uomo di mare e che, in tutte le
vecchie foto della tonnara, si nota sempre a fianco del Rais. Il suo sguardo è fisso
oltre l’insenatura del porto, in direzione di Punta San Leonardo, dove tonnaroti e
tonni si davano appuntamento tra le reti della tonnara. Il vento di tramontana
increspa appena le acque in quel braccio di mare, e scuote i capelli bianchi di
Clemente. Porta sempre un ricordo ancora vivo – la voce del Rais, che in quel blu
profondo, saluta il sole all’alba della prima mattanza: «A livanti s’affaccia lu
suli… aja mola, aja mola».
LA NOTTE DEL 21 LUGLIO si è spenta la luce anche su Gioacchino
Cataldo, il Rais della tonnara di Favignana fino al 2007, anno in cui si è svolta
l’ultima mattanza dell’isola. Pescatore da sempre e tonnaroto nell’animo,
Gioacchino ha sempre rappresentato, con una sensibilità fuori dal comune,
l’antica arte della tonnara – le sue storie, gli aneddoti e una profonda semplicità
lo faranno ricordare come tra i più illustri uomini del suo mare. Chiunque sia
stato a Favignana ha conosciuto o sentito parlare dell’ultimo Rais, l’ottavo della
storia dell’isola, e dei suoi tonnaroti, testimoni viventi di un mondo che la nostra
società ad economia globale ha colpevolmente messo da parte. Per la sua attività
di custode e divulgatore delle ultime tradizioni legate alla cultura del tonno a
Favignana, nel 2006 è stato inserito, con l’approvazione dell’Unesco, tra i Tesori
Umani Viventi nel Registro delle eredità immateriali della Regione Sicilia.