Page 4 - Palazzi1988
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Omalogyra undosa, sp. n. (figg. 5, 15)
      Ne ho avuti alcuni esem plari fra le m ani ... ridottisi a due p er le varie

m anipolazioni. Questi provengono da P onta de C alheta, Is. P ortosanto, Ar-
cipelago di M adeira; e sono stati raccolti spiaggiati il mese di O ttobre 1985
dal Dr. M. Curini Galletti (Pisa).

      Alla protoconca, m isurante circa 120 p di diam etro e oltrem odo rugo­
sa, segue una teleoconca ove p er circa 3/4 di giro si susseguono rugositá
rilevate, grandi circa il doppio degii interspazi, che si fanno evanescenti
n ell’u ltim o giro, essendo ivi sostituite da strie appressate sinuose e infine
da strie increm entali. Il colore è bianco ghiaccio chiazzato di bruno.

      S em bra rap p resen tare u n a sorta di vicariante m aderense di O. sim ­
plex, alla quale più assomiglia; m antenendosi pero m aggiorm ente bomba-
ta, con coste inizialm ente più forti e spaziate, non in tercalate da strie d ’ac-
crescimento. La protoconca è poi del tutto diversa.

      H o l o t y pu s (diametro 650 p circa) conservato nella collezione del Laboratorio di Malaco-
logia dell’Università di Bologna al n° 007055.

      P a ra ty pu s (diametro circa 5 0 0 p ) in coll. Lugli (Carpi).
      Il nome fa riferimento alla scultura teleoconcale, e richiama la sinuosità delle «coste» e il
loro graduale assottigliarsi nel distanziarsi dal núcleo.

Omalogyra disculus, sp. n. (figg. 1, 20)
      M olto affine a O. atomus, se ne differenzia, oltre che p er la protoconca

finem ente rugosa e non liscia, per una spira più p iatta e un profilo decisa-
m en te discoidale che le è valso il nom e.

      Stessi d ati di raccolta che per O. undosa.

      H o l o t y pu s (circa 650 p di diametro) conservato nella collezione del Laboratorio di Mala-
cologia dell’Università di Bologna al n° 007056.

      P a r a t y p i: un esemplare in coll. A. Lugli (Carpi); numerosi in coll. Australian Museum
(Sydney).

Am m onicerina O.G. C o st a , 1861 ( s p e c i e t i p o : A. pulchella O.G. C o s t a , 1861
= Skenea rota F o r b e s & H a n l e y , 1853)

      Qualche osservazione sul genere. Sleu r s (1985b) suggerisce che esso sia conservato, in
base alle forti differenze protoconcali e radulari con Omalogyra. Si continua tuttavia a usare per
esso il taxon Ammonicera V a y s s iè r e , 1893, che è a mio awiso null’altro che un sinónimo
juniore di quello di C o s t a . Questo perché il taxon in parola sarebbe invalidate da un preceden­
te Ammonicerina dello stesso Autore. Per quanto ne so, Túnico uso «antecedente» di Ammonice­
rina è legato a un nomen nudum addirittura non-binomiale, che non coinvolge in alcun modo il
nome edito nel 1861. E se ho scritto «antecedente» tra virgolette, è per richiamare Tattenzione
sulle difficoltà di datare con esattezza le varie opere di questo Autore: sarebbe infatti assurdo
che nel 1861 egli scrivesse una lunga concione sulla nécessita di coniare un nuovissimo nome, se
daw ero rísultasse che egli stesso Taveva adoperato appena cinque anni prima (1856). Stante
questa situazione, preferisco ritenere valido Ammonicerina a tutti gli effetti, come d ’altra parte
giá M o n t e r o s a t o (1884). Ricordo ancora che Ammonicera V a y s s iè r e pone inoltre gravi pro-
blemi su quale sia la sua specie tipo; problemi rimarcati da F ra n c (1948) ed enfatizzati da
Sl e u r s (1985b).

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