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patogeni, la ricerca diretta dei quali non è praticabile di routine per la mancanza di
metodi sufficientemente specifici, sensibili, economici e di pronta e facile esecuzione.
I microrganismi indicatori devono inoltre esibire uno spettro di sensibilità ai
disinfettanti analogo ai patogeni e la stessa capacità di risposta alle condizioni
ambientali; dovrebbero essere facilmente rilevabili con metodi sensibili, specifici ed
economici e, possibilmente, non essere dotati di vita autonoma nell’ambiente esterno,
in modo da poter indicare selettivamente il tipo di evento da cui derivano.
È bene sottolineare che tali parametri batterici, la cui presenza è indice della
potenziale presenza di microrganismi patogeni, non sono di per sé pericolosi per
l’uomo ma sono utilizzati in quanto più facili da isolare ed identificare e perché,
vivendo nel tratto gastro-intestinale dell’uomo e degli animali a sangue caldo, entrano
a far parte del ciclo di trasmissione oro-fecale ed in ultima analisi, indicano che le
acque sono interessate da contaminazione di tipo fognario.
L’approccio seguito dalla nuova normativa è coerente con le direttive ambientali e, in
particolare, con la Direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) introducendo i concetti
di gestione e valutazione del rischio: non si parla più di idoneità o non idoneità alla
balneazione, cioè del rispetto dei limiti alla fine della stagione, ma si passa alla
valutazione in 4 classi di qualità, considerando anche le caratteristiche territoriali ed
antropiche: “eccellente”, “buona”, “sufficiente”, “scarsa”.
Tutte le acque che rientrano nella classe “sufficiente”, “buona” o “eccellente” sono
balneabili e non vi sono vere differenze per il loro utilizzo da parte dei cittadini, ma
forte è l’impatto che tali “giudizi” possono avere sul pubblico e sui settori economici
legati al turismo balneare, soprattutto se consideriamo gli obblighi di trasparenza, di
tempestività e diffusione delle informazioni. La norma prevede, comunque, che entro
la fine della stagione balneare 2015, le Regioni dovranno assicurare che tutte le acque
di balneazione siano almeno “sufficienti” ed adottare misure appropriate per
aumentare il numero delle acque di balneazione classificate di qualità “eccellente” o
“buona”.
Una volta definite le aree di balneazione, individuando limiti ed estensioni, il punto
dove effettuare prelievi e misure, secondo quanto previsto dal piano di monitoraggio,
viene fissato nel luogo in cui si prevede il maggior afflusso di bagnanti e/o maggior
rischio per l’utenza. Il calendario di campionamento viene stabilito prima dell’inizio
della stagione balneare ed i prelievi devono essere fatti con intervalli minori di un
mese nell’arco di tutta la stagione balneare, con un prelievo effettuato prima
dell’inizio.
Il quadro di riferimento
Per le isole Egadi la qualità delle acque di balneazione è un elemento fondamentale
per la qualità ambientale e per lo sviluppo economico fortemente, legato al turismo ed
alla pesca.
Questa importanza è certificata dalla presenza della più grande area marina protetta
d’Europa: l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi, estesa per 53.992 ettari.
Le coste delle isole sono per lo più scogliose, con la presenza di piccole spiagge,
soprattutto a Favignana che, con i suoi 33 km di coste, rappresenta l’isola più
antropizzata, ma anche quella con più attività economiche e, soprattutto, con i
maggiori flussi turistici.
La presenza di questa tipologia di coste incentiva fortemente un turismo nautico
rispetto ad uno più statico, con la presenza di numerosi natanti che, soprattutto nel
periodo estivo, sono presenti lungo tutto il perimetro delle isole.
Analisi Ambientale del Distretto turistico delle Isole Egadi