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4.4.2 Le cave ed i giardini ipogei
                                L’attuale configurazione territoriale, dell’isola di Favignana, è il risultato
                                della multi decennale attività umana locale. L’uomo ha cavato, abitato e
                                coltivato a tal punto da averne causato la modifica delle caratteristiche
                                originali della crosta e della costa. Una delle attività che maggiormente
                                ha inciso nel cambiamento morfologico dell’isola, fu quella della lavora-
                                zione del tufo, che per secoli, insieme alla pesca ed all’agricoltura, rimase
                                fonte primaria di guadagno. La lavorazione della pietra nell’isola risale ad
                                un’epoca antichissima (forse un’attività connaturata con Favignana stessa
                                fin dall’epoca romana), ma il periodo di maggiore sfruttamento è databi-
                                le fra il 1700 ed il 1950. Tagliapietre e cavatori interagivano anche con i
                                marinai che avevano il compito di esportare il carico in terraferma dove
                                sarebbe stato utilizzato in campo edile. Il tufo, quindi, ha da sempre con-
                                traddistinto l’isola, lo si trova come materiale di costruzione degli edifici e
                                di mura. Inoltre, L’azione dell’uomo ha generato un paesaggio suggestivo,
                                dove la cava diviene un tutt’uno con gli scogli . Dal dopoguerra in poi
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                                il tufo è andato fuori mercato e ad oggi questa attività insulare è quasi
                                in uno stato di abbandono. Prima dell’estrazione meccanica dei conci di
                                tufo, due erano i metodi utilizzati per l’estrazione del materiale lapideo:
                                quello in galleria detto a “camera” e quello della “cultura”, ovvero a cie-
                                lo aperto. È possibile trovare i due tipi di lavorazione della pietra nello
                                stesso sito, la scelta del metodo di estrazione era legata soprattutto alle
                                caratteristiche orografiche del luogo. Il risultato di quel che è rimasto dei
                                metodi di lavorazione in galleria è la caratteristica scenografia di galle-
                                rie e camere direttamente scavate nella roccia, costituita da calcareniti
                                arenarie e fossilifero di colore grigio bianco. Mentre l’attività estrattiva a
                                cielo aperto ha creato una serie di piani sfalsati disposti a quote diverse.
                                Con l’asportazione del materiale lapideo, l’attività umana ha generato in-
                                consciamente un nuovo strato di humus, tanto da rendere possibile agli
                                isolani di farne un uso intelligente e così portare al recupero delle cave
                                di tufo, ormai dismesse da oltre un secolo. Il nuovo strato di humus ha
                                infatti permesso di impiantare orti e giardini al riparo dai venti carichi di
                                salsedine, creando così dei veri e propri Giardini Ipogei, capaci di dar vita
                                e promuovere la conoscenza di un luogo così carico di storia. Al fine di
                                riqualificare il centro storico dell’isola e recuperare il patrimonio archeo-
                                logico e abitativo spesso gravemente degradato, si è aperta la strada verso
                                un uso discreto e limitativo del tufo .
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                                4.4.3 Ex Stabilimento Florio
                                L’ex stabilimento Florio è un vero gioiello di architettura industria-
                                le, una delle più fiorenti industrie di lavorazione del tonno, il quale
                                narra anche la storia della famiglia Florio e degli isolani che, attra-
                                verso l’attività lavorativa del tonno, trovarono fonte di sussistenza
                                economica e riscatto sociale dalla povertà. Lo stabilimento infatti,




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