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esercizio gli impianti, dopo la rinuncia di Vincenzo Florio. Era già
nelle intenzioni del Drago trasferire le attività più propriamente
industriali in un’area lontana dal centro abitato, in nuovi locali
per il confezionamento del tonno in barili sotto sale e in scatole
di latta sott’olio.
Solo dopo l’arrivo di Ignazio Florio, nuovo proprietario delle Egadi,
a quel corpo di fabbrica si aggiunsero, tra il 1881 e il 1889, i
grandiosi magazzini, le sale di confezionamento del pescato e le
strutture di servizio per tutti gli addetti, oltre ad una vasta area
aperta – denominata camposanto – destinata all’essiccazione
delle teste dei tonni, per ricavarne olio per uso industriale.
Fino alla metà degli anni settanta dell’800, il senatore si era av-
valso dell’architetto Giuseppe Damiani Almeyda per committenze
di lavori da svolgere a Palermo e per la progettazione del palazzo
di villeggiatura a Favignana.
Dall’inizio del successivo decennio, invece, il nuovo artefice delle
opere da realizzare nelle isole, per conto di Casa Florio divenne
l’ingegnere Filippo La Porta, il quale aveva già diretto i lavori del-
l’edificio padronale favignanese, in assenza del Damiani Almeyda.
Quattro grandi tavole di progetto acquerellate, firmate dal La
Porta, furono esibite nel 1891 all’Esposizione Nazionale di
Palermo, per illustrare non soltanto le dimensioni, la struttura e
la funzionalità degli ambienti, ma anche la correlazione tra
tipologia architettonica e nuovo modello industriale.
Ignazio Florio affidò la gestione dello Stabilimento a Gaetano
Caruso, il più valido dei suoi amministratori: «…egli è il direttore,
l’organizzatore, il creatore dello stabilimento, […] non è un sem-
plice amministratore, che si limita ad impiegare le cure di un buon
padre di famiglia pel regolare andamento della cosa amministrata
[…] e sospinto da una passione ardente per lo sviluppo di una in-
dustria, che può dirsi sua creazione, egli ne studia con amore in-
defesso l’organismo, così nei suoi più minuti dettagli come nel
suo complesso, ne perfeziona i congegni, ne invigila con instan-
cabile alacrità tutti i movimenti, moltiplicandosi, presenziando
tutto, perché rinvigorito dalla potenza della sua ferrea volontà»
(da La Settimana commerciale e industriale, 15 maggio 1892).
In questa nuova e moderna realtà produttiva, di molto
somigliante alle cittadelle operaie continentali, si riuscì a orga-