Page 2 - I Florio e Favignana
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Alla sua morte l’azienda passa al giovanissimo figlio Vincenzo, in
società con lo zio Ignazio, che la madre aveva nel frattempo chiamato
dalla Calabria.
Lo zio intuisce subito il genio affaristico del nipote, ed appena questi
compie 18 anni, lo responsabilizza nella conduzione dell’azienda: uno
dei primi affari che il giovanissimo Vincenzo fa è – nel 1826 -
investire nelle tonnare, nonostante la forte crisi di queste; ma
Vincenzo intuisce che la nuova strada è la commercializzazione del
prodotto attraverso la conservazione; nascono le caratteristiche
scatolette rosso-gialle con l’immagine del leone dei Florio che si
abbevera alla riva di un ruscello.
Qualche anno dopo – nel 1829 – i Florio arrivano nella provincia di
Trapani, comprando una raffineria di zucchero ed una fattoria vinicola
a Marsala, ed iniziando la produzione di un elisir con aromi estratti
dall’arancia amara: è l’Amaro Florio, così come è giunto fino ai nostri
giorni.
Nel 1833 Ignazio amplia lo stabilimento di Marsala, diventando il più
temibile concorrente degli Ingham, Woodhouse, Whitaker, tutti grossi
esportatori che inviano il vino marsalese in Inghilterra.
Nelle generazioni successive il patrimonio della famiglia Florio si
allarga sempre più, trovando sbocco in tutti i campi commerciali ed
industriali: miniere, editoria, navigazione marittima, vini, bacino di
carenaggio, finanza, acciaieria, importazione di frutta esotica; non c’è
campo in cui la famiglia Florio non è impegnata economicamente,
tanto che all’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891/1892, di cui
Vincenzo fu Vicepresidente del Comitato Organizzatore ed inaugurata
dal Re Umberto I e dalla Regina Margherita (che furono ospiti dei
Florio) non c’è padiglione in cui non è presente la famiglia Florio con
le sue innumerevoli attività economiche.
Ma alle tonnare i Florio rimangono sempre particolarmente legati,
tanto che uno dei padiglioni più spettacolari è quello che conteneva un
plastico riproducente il momento della mattanza, con la ricostruzione
fedelissima della “camera della morte”.