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Avevo preparate una serie di osservazioni
integrative a quanto contenuto nel romanzo di
STEFANIA AUCI, I Leoni di Sicilia. La saga dei Florio,
Casa Editrice Nord, Milano 2019, ma per ragioni
familiari non m’è stato possibile presenziare a
Bagnara alla presentazione del libro, che si celebra
il 15 luglio corrente.
Tuttavia le notazioni a me paiono importanti e ne
ho quindi sviluppato un resoconto che qui offro alla
cortese attenzione dei Lettori. Evito assolutamente
di approcciare il testo dal punto di vista della critica
letteraria; mi occupo di ricerca storica locale e
rimango pertanto in questo ambito lasciando ad
altri i commenti sulla qualità letteraria del volume
della Auci.
Il romanzo prende le mosse da Ignazio (1776-
1828), fratello di Paolo (1772-1809) marito di
Giuseppa Saffioti (1778-1862) e zio di Vittoria, la
figlia del fratello Francesco e di Petronilla Spoleti.
Vittoria sposerà poi Pietro Spoleti.
L’albero genealogico dei Florio predisposto
dall’Autrice (pag. 431), considera l’iter familiare dal
1723 e dunque, per consentire al lettore di
addentrarsi più agevolmente nell’intricato albero
genealogico dei Florio dalle origini fino ai giorni nostri, ne ho preparato un prospetto completo.
Lo troverete in coda al saggio.
Il terremoto cennato in esordio e che vede come attori Ignazio seniore, Vittoria, Paolo, Giuseppa,
Mattia, Paolo Barbaro e Vincenzo, potrebbe essere quello del 13 ottobre 1791, con epicentro
Catanzaro e notevoli danni nei centri già feriti dai precedenti e disastrosi eventi. Questo perché
quello del 1824 avvenne in alto, presso Rossano.
Ma potrebbe essere un inserimento col quale
l’Autrice ha inteso meglio intensificare la narrazione
d’esordio.
Quando Paolo, (1772-1809) marito di quella che poi
diverrà la mitica Giuseppa Saffioti (1778-1862)
“timoniera” della famiglia a Palermo, esclama (pag.
20), rivolto al fratello Ignazio, che non vuole più
restare a Bagnara e trasferirsi invece a Palermo, i
Florio di Bagnara costituivano una realtà importante
nella cittadina anseatica, e nella fase successiva al
terremoto del 1783, parteciparono al programma di
ricostruzione che vide i mastri di praticamente tutte
le arti, impegnatissimi ovunque nell’agro reggino.
L’Autrice dunque, inizia la narrazione nel momento
in cui mastro Paolo Barbaro, capobarca bagnaroto
di lungo corso, e Ignazio Florio, già possiedono a
Palermo un negozio di spezie (l’«aromateria») e
operano all’interno di un’ampia comunità di
Bagnaroti impegnati nel commercio e in diverse
attività artigiane. Peraltro, fra Palermo, Cefalù e
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