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Da Santa Caterina alla Colombaia di Giuseppe Romano
FAVIGNANA: BAGNO NEI FOSSI DEL "CASTEL SAN GIACOMO"
Le carceri di Favignana
Sede dell'attuale Casa di Reclusione, Castel San Giacomo è posto nella parte più alta del centro abitato, pronto a
dominare tutta l'ampia zona circostante. Le sue mura sono intrise di storia e sofferenza, le sue celle scavate
direttamente nella roccia.
Costruito quando in Sicilia regnava l'Aragonese Ferdinando II il cattolico (1498) sul nucleo originario già edificato da
Ruggero il Normanno, si estende su una superficie di circa 25.000 mq.
Il castello ha la forma di una stella irregolare a sei punte. Al centro della stella, delimitato da muraglioni, si erge
imponente il Maschio a forma quadrata.
Il piano terra del maniero, in realtà si trova sotto il piano stradale, completamente incassato in una voragine di roccia
tufacea. Un fossato ne percorreva l'interno perimetrale e dal suo scavo si ricavò la pietra per le mura; due ponti
levatoi univano il castello al paese.
Il potente edificio venne così denominato anche "Fossa di Favignana" un nome sinistro, evocante immagini di
disperazione.
La parte di castello sotto il suolo serviva come deposito di munizioni e alloggi per ufficiali e truppa che erano così
garantiti da qualsiasi attacco che potevano ricevere dal mare, mentre quella elevata visibile del maschio era munita di
feritoie e spiragli.
Adibito per secoli a prigione, è sotto la dominazione borbonica che espleta la triste funzione di "Bagno di espiazione",
mentre il forte di Santa Caterina, come abbiamo già visto era adibito ad "Ergastolo". A tal proposito è bene chiarire le
differenze sostanziali tra i due luoghi di pena dell'isola.
Ai "Bagni di espiazione", secondo il Codice Regio del 1819 emanato da Ferdinando I Re del Regno delle due Sicilie,
venivano avviati i condannati alla pena dei "ferri", che sottoponeva i detenuti a fatiche penose a profitto dello Stato,
pertanto l'essenza della sanzione non risiedeva nella sola privazione della libertà del condannato, bensì pure nelle
materiali sofferenze che gli sarebbero state inflitte, costringendolo a sopportare fatiche fisiche spesso disumane,
finalizzate solo al profitto economico dello Stato (o talvolta del tutto inutili) e non al recupero morale o sociale del