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Da Santa Caterina alla Colombaia di Giuseppe Romano

                                    CASA CIRCONDARIALE CASTELVETRANO

Se la città di Castelvetrano, oggi, può vantarsi di avere un Istituto di Pena, questo lo si deve, in gran parte, all'azione
propulsiva esercitata nel tempo dal S.A.P.PE: (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) che, con le sue note
sindacali unite a una grande manifestazione di protesta, è riuscito a far mettere in funzione una struttura che versava
in stato di abbandono da anni.
Tutto ha inizio il 15 febbraio del 1998, quando viene pubblicata sul Giornale di Sicilia la lettera di Filippo Inzirillo, un
alunno della III B dell'ITC di Castelvetrano. La lettera è titolata "CASTELVETRANO, il nuovo carcere è stato finito
un anno fa ma è rimasto chiuso". Il ragazzo scrive:

         "In contrada Strasatto, presso lo svincolo dell'autostrada è sorta la nuova struttura carceraria.
         Consegnata alla Casa Circondariale di Marsala alla fine di giugno '97, i cittadini di Castelvetrano oggi
         ne attendono ancora l'apertura.
         Consegnata nel '91 ha ottenuto solo nel 1997 il certificato di agibilità per mancanza di allaccio alla
         fognatura e all'acqua. Il primo progetto di costruzione, infatti, non prevedeva gli allacci e solo con
         l'intervento dell'ufficio tecnico, nel giugno del '95, sono stati portati a termine i lavori, consegnando il
         carcere con tutti i servizi disponibili. Ad un anno dalla fine dei lavori, il carcere è abbandonato al
         degrado. Già all'esterno si può notare come la maggior parte delle grondaie siano distrutte e i muri
         imbrattati. La pioggia e la mancanza di manutenzione hanno portato infiltrazioni d'acqua da ogni
         parte. Insomma siamo di nuovo davanti ad un altro caso di spreco di beni comuni. - la lettera si
         chiude con un interrogativo -
         Perché, dopo quasi otto anni di lavori e dopo aver speso circa tre miliardi e mezzo di lire si lascia al
         totale degrado un carcere di queste proporzioni, quando potrebbe essere utilizzato da tutti quei
         detenuti che vivono in condizioni pessime per mancanza di spazio?"

Dopo aver letto quella lettera che potremmo definire una "mini indagine" condotta dall'alunno, decisi, in qualità di
segretario regionale del SAPPE, che mi dovevo intestare quella battaglia che avrebbe portato all'apertura del nuovo
carcere, e quindi, già dal 17 febbraio iniziai ad inviare note sindacali ai vertici dipartimentali e alla stampa, facendo
rilevare che "il funzionamento dell'istituto di Castelvetrano avrebbe permesso il decongestionamento delle altre
strutture penitenziarie della provincia; da non sottovalutare anche l'indotto economico per il territorio visto che
andrebbero a prestarvi servizio non meno di 80 agenti che verrebbero ivi trasferiti".
Tra varie note e solleciti, si arriva a settembre del '98 quando il Ministro della Giustizia Flick assicura che nel giro di
pochi mesi il carcere potrà diventare operativo. Si susseguono le rassicurazioni e i piccoli lavori di ripristino all'interno
dell'istituto, esce anche un interpello per il personale di polizia penitenziaria che vuole essere trasferito a
Castelvetrano, ma passano i mesi e il carcere ancora non apre.
Il 15 novembre 1999, il Sappe unitamente al Sinappe organizza un sit - in di protesta davanti il municipio di
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