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Da Santa Caterina alla Colombaia di Giuseppe Romano

state avanzate presso gli organi superiori, numerose relazioni tecniche migliorative della sicurezza dell'istituto,
nonchè numerose relazioni sindacali (facilmente riscontrabili agli atti) e alle quali non è stato mai dato riscontro, fin
o ad arrivare al paradosso di bocciare i preventivi di spesa per la rete antiscavalcamento, e conseguentemente non
autorizzare la sua installazione. I poliziotti penitenziari, stanchi infine di essere additati al pubblico ludibrio per la
facilità con la quale sono avvenute due evasioni, ribadiscono che altrove sono da ricercare le responsabilità sullo
stato di salute dell'istituto marsalese, ed esattamente in tutte le mancate risposte alle relazioni e nei soldi mai
arrivati e mai spesi per la struttura (vedi verbale del 12/1/2000 nel quale viene evidenziato coraggiosamente: NON
ARRIVA UNA LIRA DAL MINISTERO) e che una recente visita da parte del settore igiene pubblica dell'ASL n.9 di
Trapani ha definito sufficiente lo stato igienico dei locali, contrariamente a quanto aveva relazionato una visita
ispettiva inviata dal Dipartimento nell'agosto del 1999. Si dà mandato alle OO.SS. Sappe e Sinappe di informare
della decisione unilaterale del Dipartimento e della protesta dei Poliziotti Penitenziari, il Ministro di Grazia e
Giustizia, il Procuratore della Repubblica di Marsala, il Sindaco di Marsala, il Presidente della Provincia Regionale
di Trapani, i Parlamentari della Provincia di Trapani, gli organi di stampa, affinchè, ognuno per la propria
competenza, si attivi per scongiurare tale pericolo. Dall'assemblea si leva una seria preoccupazione per la politica
penitenziaria attuata a livello centrale nella provincia di Trapani, infatti si ricorda la revoca dei finanziamenti per la
costruzione delle nuove carceri di Marsala e Favignana e la telenovela della C.C. Castelvetrano, che nonostante
tutte le assicurazioni, ancora non risulta essere stata presa in carico dal Dipartimento e per ripristinare la quale,
dopo anni di degrado servirebbe qualche miliardo di lire! Adesso si vorrebbe chiudere l'istituto di Marsala. E tutto
questo accade in una provincia ad altissima densità mafiosa.
Da queste decisioni si rileva il paradosso della politica penitenziaria che si preoccupa del sovraffollamento delle
carceri e rimedia chiudendo gli istituti e non costruendone altri.
I poliziotti presenti, a nome di tutto il personale, ribadiscono il proprio "NO" ALLA CHIUSURA DELL'ISTITUTO e
chiedono al Dipartimento Amm.ne Penitenziaria di riflettere e tornare indietro sulla propria impopolare decisione"
Seguono giornate convulse fatte di incontri e smentite. Nel frattempo, il 16 giugno, dopo appena due settimane
dall'evasione, Andrea Godino viene intercettato nei pressi di Piacenza e viene riarrestato.
In marzo si tiene anche un vertice a Roma, sulla costruzione del nuovo carcere destinato a sostituire l'ex Bastione
San Giacomo. Arriviamo al 2001 e si dice che i lavori per il nuovo carcere partiranno entro l'anno (sic!): l'istituto
dovrebbe sorgere in contrada San Silvestro, su un'area già scelta nel 1975 per un'estensione di 100.000 mq. Il
progetto dell'opera, caduto nel dimenticatoio, viene rispolverato nel 1995, quando viene concesso un finanziamento di
80 miliardi di lire con i quali il Ministero dei Lavori Pubblici appalta un primo stralcio funzionale dell'opera. Ma, il
finanziamento viene revocato e non solo svanisce la possibilità di costruire una nuova casa di pena, ma adesso
addirittura si parla di soppressione. E' solo grazie all'impegno massiccio di esponenti politici, magistrati, dei sindacati
di categoria e dello scomparso direttore dell'istituto dr. Gerlando Fiaccabrino che si riesce a ribaltare la decisione
della chiusura e convincere il Ministero della Giustizia a rivedere la sua decisione concedendo un finanziamento di 70
miliardi.
Ma il 15 giugno 2001 il D.A.P. ribadisce la ferma intenzione di chiudere l'istituto. Le ragioni dell'iniziativa vanno
ricercate nelle accertate condizioni dell'istituto che, da un punto di vista penitenziario non sono idonee nè
igienicamente accettabili. Nuove proteste e infine il 4 luglio 2001 un gruppo di magistrati del Tribunale di Marsala, con
in testa il Procuratore della Repubblica dr. Silvio Sciuto, ma anche gli avvocati Bellafiore e Paladino quali presidente
dell'ordine e della camera penale di Marsala, si recano a Roma ad incontrare i vertici del D.A.P. al fine di ottenere
che la Casa Circondariale rimanga aperta e funzionante, al fine di evitare disagi e disfunzioni al corretto esercizio
dell'attività giurisdizionale, quali si avrebbero a causa del fatto che avvocati e magistrati sarebbero costretti a
frequenti spostamenti fuori sede, con innegabili perdite di tempo e rallentamenti delle attività processuali.
L'obiettivo viene centrato e il provvedimento di chiusura dell'istituto viene temporaneamente sospeso. Il 26 luglio dello
stesso anno, una commissione guidata dal sottosegretario alla giustizia Jole Santelli, effettua un'ispezione presso
l'istituto marsalese con lo scopo di accertare, (alla luce di una nuova relazione dell'ASL n.9 di Trapani dalla quale si
evince che le condizioni igienico - sanitarie sononotevolmente migliorate) se ci sono le condizioni affinchè la Casa
Circondariale non venga soppressa.
L'esito è positivo e il carcere di Piazza Castello, in attesa della costruzione della nuova Casa Circondariale (il cui iter
rimane bloccato per ben ulteriori 6 anni a causa di un contenzioso tra la ditta Todini e il Ministero della Giustizia sulla
questione degli indennizzi, continua a svolgere dignitosamente il suo compito.
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