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Il restauro del Castello di Punta Troia di Marettimo:
risultati preliminari delle indagini diasgnostiche
una intensa colonizzazione biologica che si manifesta esso, infatti, grazie alle sue buone caratteristiche fisiche
sotto forma di patine o depositi, più o meno aggregati, (bassa porosità, elevata compattezza), nel corso dei
di colore variabile dal verde al grigio (# MRTT 13-14; Fig. secoli ha mostrato di resistere al deterioramento meglio
11a) o grigio-nerastro (#MRTT 3; Fig. 11b). Essa è dovuta di ogni altra litologia in opera. In secondo luogo, una volta
a microrganismi fotoautotrofi (cianobatteri ed alghe verdi), terminate le necessarie fasi di pulitura e consolidamento
con una netta prevalenza di cianobatteri (Fig. 11c). Rara dell’esistente, sembra opportuno prevedere un adeguato
la presenza di ife fungine. La colonizzazione non è solo trattamento delle superfici più a rischio (ad es. con
superficiale, ma, a seconda del tipo di substrato, penetra protettivi bioresistenti).
più o meno in profondità (alcuni millimetri) nel campione
(Fig. 11d). Bibliografia
Antonelli F., Cancelliere S., Una caratteristica fisica
Conclusione importante delle rocce: lo studio della struttura porosa. In
In conclusione, dato il contesto climatico-ambientale in Pietre e marmi antichi, pp. 47-54, Cedam, Padova 2004.
cui sorge il Castello di Punta Troia, il previsto intervento
di restauro dovrà necessariamente tenere in debito NORMAL 4 / 80, Distribuzione del volume dei pori in
conto l’inevitabile esposizione all’azione aggressiva funzione del loro diametro, CNR-ICR, Roma 1980.
di biodeteriogeni e aerosls marini (alveolizzazione e
polverizzazione potenzialmente indotte dalla pressione NORMAL 13 / 83, Dosaggio dei sali solubili, CNR-ICR,
di cristallizzazione dei sali marni trasportati) a cui sono Roma 1983.
destinati i materiali da costruzione che nel corso dei
lavori verranno impiegati per integrazioni, sostituzioni e 71
rifacimenti. A tal proposito, in virtù di quanto osservato in
situ e con il supporto delle evidenze di laboratorio sin qui
prodotte, si suggerisce l’uso del locale calcare dolomitico
(cfr. # MRTT 6, 9) come principale pietra da (ri)costruzione;