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fig. 7 - Conci di calcari organogeni interessati da fenomeni di alveolizzazione. 7
fig. 8 - Intonaci interni coperti da patine biologiche. 8
sfruttati per scopi edilizi in passato (l’attività estrattiva si è
conclusa solo da qualche decennio). Per quanto riguarda
invece il calcare organogeno (# MRTT 1, 3), localmente
chiamato tufo, le sue caratteristiche macroscopiche
e la sua struttura microscopica sono del tutto simili a
quelle che caratterizzano i “tufi calcarei” coltivati nelle
numerose cave della parte orientale della vicina isola di
Favignana (ad es. in località Scala Cavallo, Bue Marino,
Cala Rossa, ecc.). Si ritiene dunque che proprio questa
sia la sua provenienza più probabile e che esso possa
essere stato impiegato nel corso di interventi di restauro
o di trasformazione dell’originario nucleo del Castello.
La valutazione del contenuto in sali solubili e delle
principali forme di degrado
Le principali morfologie del degrado riscontrate sui
vari tipi di materiali (Tab. 1), comprendono (al di là dei
crolli e delle emergenze statico-strutturali): mancanze,
polverizzazione, alveolizzazione (Fig. 7), alterazione
differenziale, fessurazione, patine e colonizzazioni
biologiche (Fig. 8; per una più esaustiva descrizione delle
stesse si veda il contributo di M. C. Cusenza, P. Calvino
e A. Savalli in questo stesso volume). Considerato il
particolare microclima che caratterizza la propaggine
insulare di Punta Troia, caratterizzato da elevati tenori
di umidità e forte ventosità, è apparso subito chiaro
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