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CAPITOLO 4

L’attività di cava è riconducibile ai tempi più antichi, alcuni scavi sono databili al periodo punico
romano anche se sfruttati in tempi successivi; l’attività di coltivazione del materiale anche
recente ha lasciato evidenti tracce della coltivazione. La presenza delle aree di cava ha
generato una particolare conformazione riscontrabile nei principali fronti di scavo; i siti di cava
risultano ben riconoscibili e sono interessati da processi di rinaturalizzazione spontanea che
conferiscono agli scavi un aspetto di naturalità nonostante i segni lasciati dall’attività estrattiva. I
cromatismi della roccia e della vegetazione creano uno scenario suggestivo che suggerisce non
la mimesi delle aree di cava ma l’enfatizzazione. Le cave risultano tutte inattive da lungo tempo,
non recuperate e in stato di abbandono, fanno eccezione alcuni scavi ricadenti nelle aree
militari dove è stato realizzato un campo di lancio; il Catasto regionale dei giacimenti di cava
(2007) indica un unico sito di cava denominato C.S.Elia 1-2 Calamosca, label 284007_C,
classificato dal punto di vista amministrativo come come cava dismessa storica.
Particolare attenzione è da porre alla presenza di un piccolo approdo; nei siti costieri la
necessità di imbarco dei materiali ha favorito la realizzazione di piccoli scali oggi disponibili per
la diportistica, le idee progettuali dimostrano la fattibilità degli stessi di essere riutilizzati.
Numerose sono le proposte che si sono susseguite nel corso degli anni per tali aree, tuttavia lo
stato dei luoghi impone un intervento di valorizzazione complessiva del promontorio anche in
relazione alla presenza dei presidi militari; l’area per lungo tempo abbandonata all’incuria è oggi
oggetto di particolare attenzione. La posizione strategica rispetto al contesto urbano le
conferisce grande potenzialità per la collocazione di nuove e importanti funzioni di interesse
generale, tuttavia, come dimostrato dalle previsioni dello strumento urbanistico comunale
vigente, l’elevato valore del sito in termini ambientali, archeologici e paesaggistici orienta gli
interventi verso una prioritaria valorizzazione delle peculiarità citate.

Il Colle di Monte Urpinu Il colle di Monte Urpinu risulta inglobato nel tessuto cittadino e
custodisce uno dei vuoti urbani di maggiore interesse per la città; il colle oltre ad essere
interessato da interventi edilizi ospita un parco cittadino che si estende per una superficie
complessiva di circa 25 ha.
Il parco di Monte Urpinu è il primo parco urbano della Cagliari moderna postbellica e include la
pineta impiantata alla fine dell’Ottocento (Colavitti e Usai, 2007).
Il colle ha svolto per lungo tempo un importante ruolo nella storia militare della città, in ultimo le
aree militari sono state dismesse e acquisite al patrimonio regionale. Nell’area è presente un
importante presidio ospedaliero e un’estesa area di cava che interessa una superficie pari a
circa 5 ha, dopo la cessazione dell’attività, avvenuta negli anni Settanta, l’area è stata per lungo
tempo abbandonata.
I fronti di scavo mostrano la roccia interessata da processi di rinaturalizzazione spontanea, la
cava sinora non è stata interessata da interventi di riqualificazione d’uso. Il dibattito circa la
possibile destinazione dell’area di cava è stato orientato alla realizzazione, spesso auspicata, di
un teatro per le manifestazioni all’aperto; la destinazione citata è suggerita dalla conformazione

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