Page 239 - D-Girolamo_Matranga
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PARTE TER Z A.
Virginis indefubeft facies,cui plena finistra.
Fulget Spica manu, matariſque ardec ariſtis.
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Perloche Auieno alla Canicola la pareggiò: /
Pa
Et cers-Siriaco torretur Spica calore.
Tramontata era all'hora, non ne dubbito , la Stella che
latra: Manilius. I.c. Aftr.
Qua nullumterris violentius Aftrum ,
Necgrauius.cedit, non horrens frigorefurgit.
Ma per anche non erano eftinte le vomitate fiamme,
che il ſeno della Vergine infiammato haueuano . Che
perciò , penſo io , Erigonio foſse detto il Cane , come
altresì Erigone fù detta la Vergine:
Ouid. 1. 5. Faſt.
Noétefequente diem Canis Erigoncius exit.
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Nondimeno, da che s'ammalò mortalmente il Monar
cha , turboſsitalmentel'Aria , e talmente piouofa , an
zi dilluuiofa diuenne, e ſpauenteuole per i rimbombi
deituoni, e per le cadute de i fulmini,che parưe malgra
do tanti minacceuoli fuochi , l'aſpro inuerno, al tempe
rato Autunno la fiſsa ſedia occupata haueſse. Prodig
gioſe pioggie, e funeſte lagrime furono queſte. Sarauui
chi lonieghi ?
Se ſomiglianti tempeſte vna fola fiata , nelle morti, e
ne'funeralidi Gran Principi, nel meſe di Gennaio, cuo
re della fredda Stagione auuenute,giudicate furono por
tentoſe, come prima della morte di Galba eſsere acca
duto, ſcriſse Tacito: Quartum idus lan:fædum imbribus 1. 1. Hißor.
diem ; tonitrua , com fulgura ; & cæleftes minapltrafolitum
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turbauerant. Obferuatum id antiquitùs Comitijs dirimendis;
non terruit Galbam, quò minùs in castra pergeret : contemp
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tiorem taliurn , vt fortuitorum ;feu que fato manent, quam
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uisſigniñcata non pitantur . E nell'eſequie di Britannico: Annal.1. 13.
In Campo Martio fepultus eſt , adeò turbida imbribus, vt pula
gus iram Denimportendi crediderit: Moftruoſe non ſi di
fanno le inſolite,e cótinuate tempeſte, le quali nel prin
cipio dell'Autunno , enel concorſo di tante calidiſsime ;
e feruidiſsime cagioni , il fecondo ſeno della terra con
precipitoſi fiumiſommerſero ?
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