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      Sempre riguardo alla Podarcis sicula liscabiancae devo mettere in
rilievo che questa razza, assai debole a mio avviso, non ha il ventre
« blaulich » come scrive MERTENS (1952, p. 311), che la descrisse in
base all'esame di esemplari fissati e a una comunicazione verbale del

Dr. A. Trischitta, che li aveva raccolti.

Podarcis sicula medemi ( Mertens, 1942).

      Geonemia. - Isola Bella (MERTENS, 1942 e 1955 b; LANZA, 1962
e 1968; BRUNO, 1970).

Podarcis sicula raffonei ( Mertens, 1952).

      Geonemia. - Eolie: Stromboliccbio (MERTENS, 1952 e 1955 a; LAN-
ZA, 1968; BRUNO, 1970).

Podarcis sicula sicula ( Rafinesque, 181 O) .

      Geonemia insulare circumsiciliana. - Eolie: Alicudi, Filicudi, V ul-
cano, Panarea (MERTENS, 1955 a; LANZA, 1968), Lipari, Salina, Strambo/i
(BOULENGER, 1920-1921; MERTENS, 1955 a; LANZA, 1968). Ustica (MER-
TENS, 1955 b; LANZA, 1968). Egadi: Favignana, Levanzo (MERTENS,

se può usufruire di un punto di riferimento. » (il brano si riferisce all'Elapbe situla;
BRUNO, 1970, p. 287). Nel 1969, trattando piLI a lungo degli « spostamenti nel ter-
ritorio » della stessa specie (più a lungo ma non in maniera più convincente, anche
per chi abbia solo una modesta esperienza delle difficoltà inerenti agli studi sul-
l'orientamento) il BRUNO (p. 87) aveva scritto fra l'altro: «Guidato solo dalla vista
E. situla raggiunge sempre il suo territorio da una distanza di 20 m e spesso pure
il luogo ove è stato raccolto, verso cui si dirige rettificando la linea di fuga. Se
c'è un punto di riferimento ritorna sempre alla sua sede anche se distante 120 m. ».
Queste affermazioni, che come minimo avrebbero 1ichiesto mesi di osservazioni e
l'uso di sofisticati mezzi di studio, riempiono ancor più di meraviglia quando a p.
91 dello stesso lavoro si legge che la specie avrebbe una vista molto corta: «Come
molti afidi così anche E. situla non vede il topo, se questo è immobile, a 30 cm
di distanza, ma al minimo movimento del roditore concentra immediatamente tutta
la sua attenzione sull'oggetto mobile che riesce a scorgere pure a 3 m di distanza
(in un terreno con erbe alte 4 dita). Avvicinandosi al topo la sua figura diventa
sempre più nitida fino a una completa messa a fuoco che è raggiunta soltanto quando
l'ofidio è ormai lanciato per colpire... ». Come al solito, il BRUNO .non indica con
quale metodica e con quali elaborate apparecchiature ha raggiunto risultati così fini
nel difficile campo della fisiologia della visione.

        Sia ben chiaro che con questo considero chiusa, da parte mia, la questione,
non avendo voglia nè tempo di scrivere un volume di critica-florilegio sull'opera del-
l'Autore in parola, nè riguardo ai punti ora presi in esame, nè ad altri non meno
sconcertanti, sui quali ho sorvolato. A buon intenditor o, meglio, a buoni intenditori
poche parole ! Errare bumanum est, sed est modus in rebus !
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