Page 12 - CaloiPalombo1990
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ritardo nella comparsa dello sviluppo somatico rispetto ali'attività ripro-
duttiva. Ne sono un esempio la morfologia del cranio degli elefanti di
Spinagallo (Ambrosetti, 1968), quella del cranio e soprattutto della
mandibola degli ippopotami (Caloi & Palombo, 1985). Casi di nanismo
acondroplastico, che implica sproporzione tra dimensioni del cranio e
degli arti per improprio sviluppo della cartilagine alle estremità delle
ossa, sembrano presenti nei cervi di Capri e di Pianosa e nel bisonte della
Sicilia. I1 fenomeno dell'ipermorfosi, costituito dall'allungamento evolu-
tivo dell'ontogenesi, in genere per ritardo della maturazione sessuale,
può essere invocato per i cervi "giganti" di Creta, nei quali avrebbe agito
sulle zone di raccordo tra diafisi ed epifisi, ritardandone la saldatura e
permettendo aiia diafki di ailungarsi enormemente. Nanismo ateliotico è
stato invece escluso per il megacerino di Creta, visto lo sviluppo
dell'ipofisi (Angelelli, 1980).
L'influenza dei carnivori nel diverso tipo di evoluzione delle faune
insulari è stata in genere considerata rilevante se non addirittura fon-
damentale (Thaler, 1973, Sondaar, 1977, Aicover et al., 1981, Azzaroli,
1982, ecc.). Nel caso dei grandi erbivori, l'assenza dei carnivori rende-
rebbe possibile la riduzione della tagiia che facilita la maggior mobilità e
il reperimento di cibo. Per gli erbivori di minor mole l'agilità e la velocità
nella corsa verrebbero sacrificate a favore della maggior stabilità e
potenza. Da una analisi dettagliata delle singole associazioni endemiche
insulari, risulta tuttavia che la presenza di carnivori non sembra infiuire
in modo determinante sulla variazione di taglia; il suo ruolo sembra
esplicarsi essenzialmente nel contenere la variabilità individuale attorno
a valori medi sia dimensionaii.che morfo- biometrici. I cemidi costitui-
scono forse il gruppo che meglio illustra gli effetti "presenza/assenza" del
predatore. I cemidi sono infatti caratterizzati, in assenza di carnivori di
grande mole, da forte variabilità dimensionale e biometrica, che eccede
di molto quella delle forme continentali. Fanno eccezione i cervidi della
Sicilia, dove, nelle faune in cui sono presenti grandi predatori (leone,
iena), il megacerino e il cervo hanno per contro variabilità normale.
Malgrado i numerosi studi che da più lustri sono stati condotti sulle
faune insulari, e i vari modelli proposti per spiegare le loro peculiarità,
molti punti sono ancora da chiarire, anche perché l'aumentare dei dati e
i nuovi ritrovamenti hanno vanificato i semplici e logici schemi che
prevedevano un grado di endemismo tanto più elevato quanto maggiore
fosse il tempo di isolamento, con successione di forme a taglia via via più
ridotta e meccanismi di modificazione della struttura degli arti ugual-
mente orientata in ogni isola verso forme con arti più tozzi e massicci e
perdita di attitudine cursoria. Le ipotesi avanzate in questa nota lasciano
il campo aperto ad una gamma di spiegazioni, ma mettono in luce come,