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Anche il megacerino di Sicilia è molto modificato, per dimensioni e
morfologia, rispetto all’antenato e rappresenta una eccezione tra i cervidi
insulari, essendo l’unico che viveva in ambiente forestale, con adattamen-
to alla deambulazione su suoli soffici. Ciò risulta sia daila biometria e
morfologia degli arti, in particolare dell’autopodio, che dalla dentatura
non ipsodonte e da brucatore (Gliozzi & Malatesta, 1982; Caloi &
Palombo, in stampa a). I1 cervo della‘ Sicilia, suo contemporaneo, ha
invece adattamenti più cursori e attitudine a muoversi su terreni più duri
dell’antenato (come dimostrato ad esempio dall’ampiezza dell’articola-
zione metapodio-falangea), per cui megacerino e cenino occupavano
nicchie ecologiche più o meno nettamente distinte.
I1 cervo di Capri ha taglia non molto ridotta, circa il 73%, rispetto al
cervo nobile. I1 cervo di Pianosa, invece, ha subito una riduzione assai più
spinta della mole corporea, circa il 53%, e presenta maggior adattamento
alla vita su suoli duri e accidentati (Caloi & Palombo, in stampa a). In
entrambe le specie, gii arti sono molto brevi rispetto alle dimensioni del
cranio (Stehlin, 19s8; Azzaroli, 1962).
In Sardegna, il megacerino mostra adattamenti a suoli duri pianeg-
gianti, ma anche più o meno accidentati, e dentatura molto ipsodonte,
adatta a resistere aila forte usura per abrasione su erbe silicee. Rispetto
agli altri cervidi, tuttavia, non solo conserva, ma sembra aumentare
rispetto all‘antenato la possibilità di mantenere andatura veloce, di
effettuare bruschi scarti laterali e di ridurre i contraccolpi neii’impatto
col suolo (Caioi & Palombo, in stampa b). Questi adattamenti sembre-
rebbero caratteristici di un animale che deve sfuggire ai predatori.
nittavia, non c’è alcuna prova né che il carnivoro presente, un piccolo
canide (Cymtherium sardoum, Studiati, 1857) lo predasse, né che la
presenza dell’uomo del Paleolitico fosse così massiccia da implicare uno
stato di allerta con reazioni di fuga improvvise e rapide. Se influenza c’è
stata, dovrebbe essere limitata agli stadi finali del Paleolitico (da circa
13000 anni fa) (Klein Hofmeijer et ai., 1987). Gli adattamenti dovevano
quindi sexvire essenzialmente per evitare gh ostacoli o forse costituire
segnali etologici di aggregazione del branco.
Tra i bovidi endemici, Bos primgenius s Ù i k , Bkon priscus s i c d k e
Bos pnmigenius bubaloides hanno basso grado di specializzazione, il
bisonte sembrerebbe caratterizzato da macrocefalia (cfr. Masini et al.,
1988). Più differenziato è il piccolo bovide della Sardegna, Nesogaral
meZorÙi, che presenta apparente affinità con Mptragus, per la notevole
estensione dei frontali, ma ha metapodiali che non differiscono in modo
rilevante da quelli dei caprini continentali (Gliozzi & Maiatesta, 1980).
Nelle Baleari sono note le forme altamente modificate del genere
Myotrap. La linea evolutiva dell’isola di Maiorca, se si esclude la forma