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accidentati (Fig. 1).La popolazione con taglia modestamente ridotta dei
Puntali (Palermo, Sicilia) (Vagata, 1980-81) e Elephas creutzbup’ di Creta
(Palombo & Petronio, 1989) hanno, seppure in grado diverso, simili
tendenze.

   Nel piccolo ippopotamo di Cipro le modificazioni acquisite sono in
relazione con adattamenti a condizioni ecologiche, che implicano temtori
in cui corsi d’acqua scarseggiano e la morfologia è aspra: il piccolo
ippopotamo era capace di arrampicarsi con una certa agilità e di

muoversi abbastanza velocemente su terreni duri. La dentatura a struttu-

ra lofodonte di questa piccola forma endemica indica un’alimentazione
da brucatore a base di foglie, germogli e piccoli arbusti (Fig. 2); gli arti
sono profondamente specializzati: si sono spostati più sotto ai corpo e
sono conformati in modo da ridurre al massimo gli slittamenti laterali,
ampliare il movimento in senso antero-posteriore, conferire maggior
stabilità in appoggio e maggior spinta nella flessione (Houtekamer &
Sondaar, 1979; Caloi & Palombo, 1985). Simili modificazioni degli arti
sono presenti in grado diverso in tutti gli ippopotami delle isole del
Mediterraneo e sono in genere più accentuate dove maggiore è la
riduzione della taglia. Ciò però non implica una correlazione diretta tra
le due caratteristiche, in quanto queste variazioni sono presenti anche
nell’ippopotamo di taglia appena ridotta della grotta dei Puntaii (Caloi &
Palombo, 1985).

   I ceMdi costituisconoil gruppo in cui le modificazioni morfofunzionaii

sembrano essere maggiormente legate alle attitudini di vita piuttosto che
alla mole corporea.

   A Creta si ha la massima differenzazione dei cervidi: sono presenti, tra
gli altri, il più piccolo e il più grande cervide endemico del Meditevaneo.
La forma di minor mole, Meguceros ropulophorus, è un megacenno alto
circa 50 cm,con.morfologia di metapodiaii e faiangi e proporzioni degli
arti che indicano adattamento a suoli duri e accidentati,riduzione relativa
deli’agilità e acquisizione di una maggior sicurezza e potenza di passo; la
dentatura ipsodonte suggerisce un’alimentazione a base di erbe ad alto
contenuto in silice (Caioi & Palombo, in stampa a). il megacerino di
taglia appena più grande, Megaeems mtemis, più scarsamente rappresen-
tato e meno noto, presentava adattamenti non molto dissimili (Caloi &
Palombo, in stampa a). La specie più grande, Centus major, alto almeno
quanto i più grandi ai& europei e con affinità cervina (Capasso Barbato
& Petronio, 1986), ha caratteristiche morfologiche quanto mai peculiari,
che almeno in parte erano condivise dalla specie fileticamente affine,
Cewus dorottransls (Capasso Barbato, 1989). Ii lungo collo e gii arti lunghi
e sottili richiamano alla mente adattamenti paragonabili a quelli della
giraffa, ma l’andatura doveva essere assai diversa, in quanto sono molto

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