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milioni di anni fa, e la più recente si è estinta con l’olocene (Alcover et
al., 1981; Alcover & Gosalbez, 1983). In tale linea evolutiva si affermano
diverse tendenze con velocità e modalità differenziate. Taglia e morfolo-
gia degli arti si stabilizzano molto presto. Gli arti sono conformati in
modo da rendere questi animali perfettamente adattati alla deambula-
zione lenta su terreni scoscesi, con perdita della capacità di saltare e di
effettuare scarti laterali, che ne fanno un arrampicatore potente e sicuro,
anche se non agile (Fig. 4). La variazione appare graduale e continua, ma
mentre le modificazioni degli arti sono già evidenti in M. antiquus, i
caratteri del cranio e dei denti raggiungono solo più tardi una specializ-
zazione spinta, che poyterà tra l’altro allo spostamento delle orbite sul
piano del frontale e alla consenazione di un solo incisivo a crescita
continua. Eaffermarsi di quest’ultimo carattere è conseguente a fenomeni
di sovrappopolamento, che porta a progressivo depauperarsi del manto
vegetale, favorito dal modo devastante di brucare (Alcover et al., 1981).
CONCLUSIONI
il tipo e le modalità delle trasformazioni subite dai grandi erbivori
endemici delle, isole del Mediterraneo non raggiunsero lo stesso grado
relativo in forme affini di isole diverse, o a volte della stessa isola, mentre
in forme appartenenti a gruppi distinti si assiste in alcuni casi ad una
certa convergenza morfologica, che indica adattamenti analoghi. Negli
elefanti endemici le modificazioni neila struttura degli arti sono essen-
zialmente funzione della diminuita mole corporea, che consente un’anda-
tura più agile, con tipo di deambulazione molto diverso da quello
possibile per una struttura graviportaie.
La riduzione della mole corporea influisce, indubbiamente, anche sulle
modificazioni morfofunzionali degli arti degli ippopotami. In queste
forme tuttavia, sembra acquistare maggior peso l’adattamento a partico-
lari ambienti. Fra le popolazioni di mole scarsamente ridotta di H.
pentZandi della Sicilia, ad esempio, variazioni abbastanza sensibili della
struttura dell’autopodio, ed in particolare dell’acropodio, sono già pre-
senti nella popolazione dei Puntali; la popolazione di Melilli, di mole
inferiore, che abitava l’altipiano calcareo degli Iblei, presenta arti più
modificati per morfologia e biometria (Caloi & Palombo, 1985).
Nell’evoluzione dei cervidi è estremamente difficoltoso cogliere ele-
menti predominanti comuni a tutto il gruppo. Eevoluzione dei singoli
taxa è infatti determinata dall’interagire di vari parametri: tipo, numero
ed estensione deile nicchie disponibili, copertura vegetale e natura del
suolo, entità e tipo di rapporto con altre forme (competizione, preda-