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variabilità, dovuta forse ad un mescolamento di esemplari da varie locali-
tà del golfo di Gabès, avvenuto dopo la raccolta. Si noti che esiste un rap-
porto di circa 1,75 tra misure massime e minime.
Questo dato si ritiene interessante in quanto mostra che attualmente
esiste una marcata variabilità, parzialmente legata all’area geografica.
L'area geografica ove si è rilevato il massimo sviluppo della protoconca è il
mar Tirreno e la Sicilia. Il più grande esemplare recente esaminato (h =
13,5 mm) è stato rinvenuto, forse casualmente, proprio in Sicilia a Mazza-
rò (ME).
Misure intermedie si riscontrano mediamente nei campioni dal Golfo
di Gabès, Cipro e Algeria; seguono quindi i campioni dalla Turchia (35, 36,
37, 38) che fanno da collegamento verso i due campioni 39 e 40, che rap-
presentano i minimi. Quanto esposto vale in linea generale, in quanto ad
esempio il campione 28, proveniente da Portovenere (SP), si colloca nella
parte intermedia del campo di variabilità. La profondità non sembra in-
fluire sulle dimensioni della protoconca.
Lo sviluppo del cordone basale è stato usato come carattere distintivo
di primaria importanza per alcune specie fossili. Gli esemplari giovanili
presentano sempre il cordone più sviluppato e la base più angolata rispet-
to agli adulti. Negli esemplari maturi si riscontra una marcata variabilità
nello sviluppo del cordone. Gli esemplari gerontici hanno sempre il cordo-
ne basale poco sviluppato o quasi mancante, così come indicato per T.
lanceae e T. striatulolanceae. I campioni 5, 6 e 12 presentano questa caratte-
ristica.
Cinque pliche sul labbro esterno sono presenti in esemplari gerontici
dei campioni 5, 12, 15, 33 e in un esemplare recente proveniente dal porto
di Siracusa, alto 11,3 mm. Nell'esemplare recente si nota che le pliche
interne sono in relazione alle fasce colorate esterne: le cinque pliche sono
ubicate in corrispondenza alle fasce chiare esterne, e i quattro interspazi in
corrispondenza delle fasce scure.
Studio tassonomico
Uno studio approfondito sulle specie fossili, riconducibili a T. striatala,
richiederebbe l'esame dei tipi. Nel caso di Chemnitzia lanceae Libassi, 1859
sono stati esaminati molti esemplari provenienti dalla località tipo. Per le
altre specie ci si è basati su esemplari provenienti da affioramenti cronolo-
gicamente e geograficamente vicini a quelli tipici, o su dati bibliografici
affidabili.
Libassi (1859:21) istituisce Chemnitzia lanceae, basandosi su un esem-
plare proveniente da Altavilla Milicia (PA), alto ben 25 mm.’ Le differenze
da T. striatala sono così indicate: «Non mi pare possa essere scambiata con
l’analogo fossile della Chemnitzia pallida con cui ha molta analogia, per
molte differenze, ma specialmente per la carena basale, per la base spiana-
ta e striata circolarmente». Libassi usa il nome Chemnitzia pallida Philippi,
1836, sinonimo juniore di T . striatala.
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