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196 X. 9. La musica di tradizione orale
Lu Signuruzzu nni pruvvidi e mmanna
cu li grazii soi tutti n’abbunna.
Un’altra categoria di canti destinati ai bambini, soprattutto nel periodo della prima
infanzia, è costituita dalle rime e filastrocche intonate mentre si compiono gesti fun-
zionali a divertire e a trasmettere conoscenze ai nuovi nati (si intende con ‘rima’ un
componimento che non supera i quattro versi). In una fase in cui le modalità di ap-
prendimento del bambino sono ancora dominate da un unico sistema di «assimila-
zione sensomotoria» (che accomuna sistemi motori e percettivi), entro un orizzonte
intellettivo pre-linguistico ma già orientato nel segno di una lo gica che si fonda su
precisi «schemi d’azione» (Piaget 1967: 16-32), queste ridondanti pratiche sonoro-
gestuali messe in atto dall’adulto risultano straordinariamente efficaci sia a fini ludici
che inculturativi. Non è quindi casuale riscontrare la loro pressoché universale diffu-
sione in rapporto ad azioni come far saltellare o dondolare il bimbo sulle ginocchia,
sospingerlo rapidamente verso l’alto e/o verso il basso, fargli battere o muovere sin-
cronicamente le mani, toccarlo o solleticarlo menzionando le varie parti del corpo.
L’intensa partecipazione fisio-emo tiva, ottenuta attraverso l’uso di gesti e suoni ras-
sicuranti, risulta altresì funzionale a indurre comportamenti quali gradire il cibo, muo-
vere i primi passi, pronunciare le prime parole e ri conoscere le parti del corpo.
L’assenza di una particolare competenza esecutiva – si tratta di canti dalla ritmica
marcata fondati su moduli melodici di assai semplice intonazione – ha facilitato la
trasmissione del repertorio tra le nuove generazioni, anche se spesso si rivela una co-
noscenza passiva non più correlata a effettive occasioni d’uso.
Come esempio di rima funzionale a intrattenere i bambini stimolandone il coor-
dinamento sensomotorio riporto un testo registrato a Calamònaci secondo una mo-
dalità esecutiva identica a quella descritta da Pitrè più di un secolo prima: «Tenendo
a sedere a cavalluccio sui nostri ginocchi il bambino, gli si prende al polso il braccino
in modo che la mano resti cionca, e leggermente dimenandola si vengono cantarel-
lando questi versi: […]. E dicendo quest’ultimo verso si batte con la stessa mano sul
viso [o sul capo] del bambino, che a quell’improvvisa ma non inattesa guanciatina
con la propria mano ride dolcemente» (1883: 46-48):
Esecuzione: Santina Graceffo.
Rilevamento: G. Moroni e R. Perricone; Calamònaci (AG), 22/03/1995.
Edizione: Bonanzinga cd.1995 (traccia 8).