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a) i campioni della terraferma siciliana (Segesta e Bellolampo) sono così
affini, da far ritenere che non ci si trovi in presenza di due popolazioni, bensì
di frazioni di un'unica popolazione. Benché si renda necessaria l'analisi di un
più abbondante materiale, tale ipotesi è suffragata anche dal fatto che le due
stazioni, pur distando fra loro di più che Segesta da Marettimo, non sono sepa-
rate da fasce di anisotropia negativa ad alta efficacia per la specie.

    b) il campione di Caprera, che per motivi evidenti potrebbe risultare omo-
geneo almeno con la frazione settentrionale del popolamento della terraferma
sarda, dimostra le maggiori affinità con il materiale siculo.

    c) la popolazione di Ustica è risultata più affine al complesso delle prece-
denti, che direttamente a quella della terraferma siciliana. Da un punto di vista
teorico comunque, ciò non presenta gravi problemi di interpretazione, in quan-
to il popolamento di Thorectes intermedius di tale isola non può essere che il

risultato di un fenomeno di dispersione aleatoria. n suo differenziamento cario-

tipico potrebbe quindi essere imputato ad un effetto fondatore, e/o a fattori di
ordine cronologico.

    d) la separazione, relativamente cospicua, della popolazione di Marettimo,
che presenta fra l'altro ben cinque caratteri possibilmente autoapomorfi, si
presta ad interpretazioni diverse. Potrebbe rappresentare l'esito di un'antica
colonizzazione da parte di uno stock proveniente dall'area occidentale sicula, o
quello di una colonizzazione più recente, a partire dalla popolazione di
Favignana, derivata a sua volta da quella siciliana. Una duplice dispersione
aleatoria, nei cui esiti oggi valutabili sarebbero implicati due successivi effetti
fondatore. Entrambe tali interpretazioni non contrastano con le ipotesi paleo-
geografiche relative all'isola in questione, e più in generale a rapporti paleogeo-
grafiche relative all'isola in questione, e più in generale a rapporti fra le Egadi e
la terraferma siciliana. Infatti, sia che si accetti l'ipotesi di Ruggieri (cit.) di
una Marettimo «corpo estraneo» nell'area siciliana, di antica origine ma che
ebbe contatti secondari con la terraferma sicula, sia che si ritenga con Agnesi
et al. (cit.) che tali contatti non si sono avuti, l'ipotesi di una dispersione di
origine sicula rimane vigente. Una terza ipotesi possibile è che si tratti invece
di una popolazione ampiamente plesiomorfa, a carattere relitto e insediata in
situ da tempi relativamente remoti. Tale ipotesi non contrasta con i risultati
dell'analisi cladistica: in questa fase della ricerca infatti, per motivi evidenti,
gli stati dei caratteri considerati non sono ordinati e l'albero che ne risulta
non è radicato. Dal punto di vista paleogeografico, tale ipotesi si accordereb-
be con l'idea di Ruggieri (cit.) e con le affermazioni di Francini e Lanza (cit.)
sulle relazioni africane del popolamento di Marettimo. In tal caso, evidente-
mente, un processo di dispersal di verso opposto a quello invocato nelle ipotesi
precedenti potrebbe essere all'origine del popolamento della terraferma sici-
liana.

    È palese che allo stato attuale le ipotesi appena riportate sono altamente
speculative, così come qualsiasi supposizione sulle cause delle strette relazioni
che emergono, in base ai dati disponibili, fra il popolamento sardo e quello
siciliano di Thorectes intermedius. Un coinvolgimento delle microzolle della

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