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RELAZIONE FINALE DEL PROGETTO DI RICERCA “ GLI EFFETTI DELLA PROTEZIONE SULL’ARAGOSTA COMUNE
                (PALINURUS ELEPHAS FABRICIUS, 1787) NELLA RISERVA MARINA DELLE ISOLE EGADI”

15-20 giorni fino a 7 miglia di reti, con un potere distruttivo enorme. Il rendimento di
questa barca, nel periodo in cui è stata condotta l‟intervista, era di circa 30 kg di
aragoste al giorno.

    La pesca con le nasse, che costituivano l‟esclusivo sistema di pesca fino all‟inizio
degli anni „60, è andata in crisi con l‟avvento dell‟uso delle reti da posta e per i conflitti
con la pesca a strascico. Tradizionalmente la pesca con le nasse era concentrata da
settembre a novembre, e coincideva con il varo delle aragoste (“aggregati riproduttivi”).

    La messa in pesca delle nasse per le aragoste (“calata”) coincideva con la fine della
pesca coi ciancioli ed il recupero (“salpata”) con l‟avvento del cattivo tempo. Le nasse
per aragoste, di cui esistono due esemplari al “Museo del Mare di Marettimo”, insieme
ad altri attrezzi tradizionali (nasse per salpe e per murene) erano di forma conica, fatte
di giunco ed in misura minore di canna. Durante gli anni „50, c‟erano circa 20 barche di
Marettimo che lavoravano ad aragoste con le nasse ed ogni barca era attrezzata con 10
“piedi” (coppie) di nasse con una cattura di circa 10-15 kg di aragoste di buona taglia al
giorno. A partire dal 1965 si sono utilizzati i tramagli, che hanno progressivamente
soppiantato le nasse. Un tentativo di reintrodurre le nasse all‟inizio degli anni „80 non
ha avuto successo.

    Secondo i pescatori, i giovanili si trovano sui fondi più costieri (12-20m) soprattutto
in primavera e si allontanano dalla costa verso fondali più profondi alla fine dell‟estate.
Le femmine ovate si catturano a fine estate – inizio autunno. In primavera, all‟inizio

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