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RELAZIONE FINALE DEL PROGETTO DI RICERCA “ GLI EFFETTI DELLA PROTEZIONE SULL’ARAGOSTA COMUNE
                (PALINURUS ELEPHAS FABRICIUS, 1787) NELLA RISERVA MARINA DELLE ISOLE EGADI”

novembre) catturava tra i 400 ed i 600 kg di aragoste, che erano vendute sul mercato di
Trapani. In attesa della vendita, venivano tenute vive in mare attaccate ad una “caloma”
(cima in fibra vegetale) con un cordino di “ddisa”, sia nel porto che in altri luoghi
dell‟Isola.

    Un ulteriore testimonianza è stata raccolta nel racconto di tre anziani fratelli, che
attualmente pescano essenzialmente con le reti da posta, ma che lavoravano ad aragoste
durante la stagione di pesca con le nasse. Come gli altri pescatori dell‟Isola,
mantenevano in vivo le aragoste pescate con le nasse e spedivano circa 100-120 kg di
aragoste a settimana ai commercianti di Trapani.

    Tutti i vecchi pescatori intervistati concordano nel ricordare che, al tempo delle
nasse, le aragoste giovani, catturate con le nasse, venivano sempre rilasciate,
liberandole in luoghi non frequentati dagli altri pescatori. Tali aragoste venivano
ripescate gli anni successivi. Il progressivo impoverimento dello stock di aragoste
dell‟isola ha spinto, negli anni passati, alcuni pescatori di Marettimo a pescare sul
Banco Skerki. Il comandante del Turiddu ha raccontato che durante l‟estate, negli anni
tra il 1985 ed il 1992, ha lavorato ad aragoste con i tramagli sul Banco. Nei primi anni
di pesca, con circa 6000 m di rete in pesca (100 pezze per 3500 braccia), catturava
mediamente 100 kg di aragoste al giorno. Successivamente la riduzione delle catture
non ha reso più conveniente la pesca in tale area.

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