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UN’ALTRA CAULERPA ALIENA
Da quando ha utilizzato le sponde della Libia come trampolino per iniziare il grande balzo nel
Mediterraneo all’inizio degli anni ’90, l’alga tropicale che ricopre di verde i nostri fondali e che ricorda
(in miniatura) i grappoli d’uva ancora acerbi (i colleghi algologi li chiamano “fronde con ramuli
vescicolari”), sta preoccupando i biologi marini e l’opinione pubblica per la rapidità di diffusione.
Probabilmente trasportata nel Mediterraneo dalle navi di transito a Suez o sfuggita dagli acquari,
la caulerpa non indigena di cui parliamo è di incerta classificazione sistematica; al momento, sono tre
le varietà infra specifiche riconosciute che sono catalogate sotto un complesso Caulerpa racemosa. La
varietà ritenuta più comune nelle isole Egadi (e non solo) ha un titolo quasi nobiliare (var. cylindracea).
e isole Egadi (
Questa caulerpa (come la chiameremo di seguito per semplicità) è ritenuta una presenza certamente
aliena (si pensa addirittura che sia originaria dell’Australia sud-occidentale) e da molti è ritenuta
minacciosa per la sua invasività, che tende a soffocare qualunque cosa. Tuttavia è meno nociva della
congenere, anch’essa aliena, C. taxifolia, conosciuta come l’alga assassina. La nostra in alcuni paesi
asiatici viene allevata a scopi alimentari.
Come il famoso Brenno dei libri di scuola elementare, la caulerpa non ha pietà dei vinti (altri direbbero
“non fa prigionieri”) e soffoca non solo i suoi parenti più stretti (come l’indigena Caulerpa prolifera),
ma anche le altre alghe, le fanerogame marine, le spugne, i briozoi, le gorgonie insomma tutto quello
di vivente sia come componente floristica che faunistica che un sub trova attaccato al fondo. Anche per
la pesca artigianale, già di per sé disastrata, la caulerpa non sembra giocare un ruolo positivo, perché
ingolfa le reti e sembra allontanare i pesci.
In effetti, la caulerpa mostra di avere una capacità di adattamento e di diffusione che ricorda “la cosa”
del mitico film degli anni ’50, “Il fluido mortale” (The Blob), quell’entità aliena che alimentava la sua
crescita inglobando ed assimilando qualunque essere vivente incontrasse sulla sua strada.
Ecco allora che la ritroviamo un po’ dappertutto su substrati incoerenti (sabbia, fango) o duri
(ciottoli, rocce), nelle pozze di marea, nelle lagune costiere, nei blocchi di cemento o nelle pietre degli
avamporti, sulle matte morte di Posidonia, sui fondi a coralligeno ed in generale prova a crescere su
qualunque essere vivente bentonico.
Un esempio di questa adattabilità si può riscontare nella foto riprodotta di seguito scattata durante
un’immersione nell’area marina
nell’area
marina
p p
Protetta delle Isole Egadi (per precisioneg
Protetta delle Isole Egadi (per precisione
in prossimità dell’Isola di Favignana).
in prossimità dell’Isola di Favignana).
Riconosciuta l’elevata adattabilità
della caulerpa non sorprende che sia
stata ritrovata anche su un substrato
artificiale fra 30 e 46 m, il relitto di Cala
degli Inglesi, uno scafo in ferro adagiato
su rocce fra circa 20 e 60 m. Proprio
quest’ultima segnalazione merita la
nostra attenzione; infatti, il collega che
ha segnalato il ritrovamento aggiunge
che si tratta probabilmente di un evento
occasionale dato che la caulerpa è stata
osservata solo su uno dei otto relitti di
navi esplorati nella ricerca in oggetto.
Ma siamo proprio sicuri che i relitti
Fig. 1 – Un esempio di localizzazione della caulerpa sul benthos.
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