Page 4 - ragonese_rizzo_2017
P. 4
acque relativamente fredde (15-18 °C) a partire dai 10-20 m (anche in estate).
Tornando a palla sui relitti, la caulerpa oltre che sul Carmelo Lo Porto, è stata riscontrata sulla tolda
e le fiancate superiori dell’Elphis I, uno relitto di ca. 40 m di lunghezza adagiato sui 15 m di fondo in
prossimità dell’isolotto di Formica (di fronte la città di Trapani), già oggetto di una notarella su questo
notiziario per le colonie di Posidonia che lo hanno colonizzato.
Un altro relitto che piace alla caulerpa, anche se situato al di fuori della AMP, è il Pavlos V una
petroliera incendiata ed affondata (a Nord della città di Trapani) dopo un esplosione nei locali poppieri
che ha determinato la rottura dello scafo in due tronconi.
Proprio sul Pavlos è stato notato un altro fatto curioso. Probabilmente a causa di una maggiore
torbidità durante la primavera e forse un maggiore arricchimento di nutrienti e particellato, data la
prossimità del nucleo urbano, sulla nave si forma un tappeto continuo, una vera e propria moquette
(“Turf” è il termine comunemente utilizzato), di alghe brune e rosse, alto 10-15 cm, che sembra rendere
la vita difficile alla nostra caulerpa. Sembra, perché paradossalmente in realtà il “Turf” si conferma un
habitat ideale per la caulerpa, come già evidenziato in letteratura.
Guardando bene, infatti, si vede subito quali siano le contromisure adottate dalla caulerpa: la prima
(vedi foto successiva nella Fig. 3) consiste nel proiettare verso l’alto i propri stoloni in modo che la
caulerpa possa trovare una via di fuga verso la luce in attesa che il tappeto delle alghe concorrenti si
ridimensioni (una sorta di inverso del famoso motto siciliano “calati juncu chi passa la china” ovvero
“Piegati giunco finché non è passata la piena”); la seconda appare addirittura più ingegnosa, dato che gli
stoloni di caulerpa si inerpicano e si avviluppano sulle strutture metalliche che si staccano in qualche
misura dalla tolda della nave come tubi, scalette, prese d’aria, corrimano etc., strutture dove le altre
alghe non riescono ad insidiarsi.
Questa tattica l’abbiamo anche riscontrata nella cima di risalita dal Kent, un altro relitto localizzato in
prossimità di San Vito lo Capo, ma in acque più profonde (da ca. 40 a 55 m) (Fig. 4). La cima in oggetto
era avvolta dalla caulerpa a partire dai 30 m sino ai 5 m dove è attaccata un galleggiante per facilitare la
sosta di decompressione. Da notare che i sub meno esperti usano la cima come un corrimano durante la
risalita, ma nonostante il probabile
sfregamento la caulerpa riusciva a
rimanere avviluppata sulla cima.
Qual è il messaggio “silente” ma
efficace che la caulerpa ci vuole
comunicare?
Secondo gli autori di questa
notarella, l’alga ci sta dicendo
che a meno di non trovare un
predatore selettivo e di stomaco
buono (sembra che i ricci di mare
se la mangino, ma a loro volta i
ricci sono predati massicciamente
dai pescatori) o un patogeno/
parassita specifico o farla diventare
interessante per i pescatori (come
recentemente accaduto per i cetrioli
di mare), cercare di eradicarla è
Fig. 3 - Gli stoloni aggettanti (alcuni indicati dalle freccette) che proiettano la come pensare di svuotare il mare
Caulerpa al disopra del tappeto (Turf) formato dalle altre alghe (foto realizzato con un colapasta (versione inversa
sul relitto Pavlos V).
46 V L E P