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antecedenti l’apparizione dell’uomo sulla Terra (Lawton & May, 1995; Pimm et al.,
1995). Ciò ha portato ad un aumento dell’interesse della comunità scientifica nei
confronti delle conseguenze che la perdita di biodiversità ha per il funzionamento
degli ecosistemi (Stachowicz et al., 2007). La consapevolezza delle numerose
minacce alla biodiversità degli ecosistemi marini ha portato alla ricerca di strumenti
per garantire la sua conservazione e gestione (Palumbi, 2002; Palumbi et al., 2003).
Dalla varietà di forme di vita animale e vegetale, infatti, dipendono sia la qualità
dell'esistenza umana sia la sua stessa sopravvivenza. Più elevata è la biodiversità di
un ecosistema, infatti, più pronta sarà la sua reazione agli stimoli negativi, siano essi
rappresentati dai cambiamenti climatici, dai dissesti idrogeologici, dall’introduzione di
Organismi Geneticamente Modificati (www.Legambiente.it) e di specie aliene (taxa
introdotti in un’area esterna al loro areale di distribuzione, presente o passato;
www.wfduk.org). L’Unione Europea (UE) cerca di conservare la biodiversità mediante
la tutela degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche
presenti sul territorio degli Stati membri. A tale scopo nella Direttiva «Habitat» è
stata prevista la creazione di una rete ecologica di zone speciali protette, denominata
«Natura 2000». Questa rete ecologica (Fig. 2), la più grande nel mondo, è costituita
dall’insieme di Zone Speciali di Conservazione (ZSC) designate dagli Stati membri, e
di zone di protezione speciale istituite dalla Direttiva «Uccelli» 2009/147/CE.

Fig. 2. Schema riassuntivo della rete << Natura 2000>>

Negli allegati I (A) e II (B) della Direttiva sono elencati i tipi di habitat e le specie la
cui conservazione richiede l’istituzione di Zone Speciali di Conservazione. Alcuni di
essi sono definiti come habitat «prioritari» (che rischiano di scomparire). L’allegato IV
elenca le specie animali e vegetali che richiedono una protezione rigorosa. Poiché le

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