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228                       X. 9. La musica di tradizione orale




                  chi nforma e ddici lu Santu Scrittòriu.
                  Vi vògghiu rraccuntari, sappiati,
                  li peni e li tummenti in quantitati.

                  L’ànimi su ddi focu ciccundati
                  picchì l’etennu Ddiu l’ha cumannatu,
                  a ddivina giustizia â ppagari,
                  bbisogna in puggatòriu puggari.

                  Pi pputiri dd’animuzzi arrifriscari
                  cu llimosini e ddiuni, bbona ggenti,
                  missi e ccumunioni vulinteri,
                  nni lu renni Ddiu di l’alti sferi.

            9.6. Sacre rappresentazioni
               Canti, suoni e balli caratterizzano tuttora svariate azioni drammatiche di carattere
            sacro. I drammi liturgici sui temi della Passione e della Natività, diffusi in Sicilia al-
            l’epoca della dominazione bizantina, assunsero in seguito una spiccata autonomia
            espressiva (cfr. Buttitta 1985). I canovacci destinati all’esecuzione pubblica, prodotti
            in ambiente ecclesiastico e quindi rigidamente controllati, si andarono infatti pro-
            gressivamente adattando al contesto popolare da cui di norma provenivano gli inter-
            preti. Questi tendevano a trasformare gli uffici (o misteri) in rappresentazioni che
            lasciavano ampio spazio all’improvvisazione (anche attraverso l’inserimento di canti,
            danze, mimiche e dialoghi comici o addirittura osceni) e che erano accompagnate
            dall’abbondante consumo di cibo e bevande (perfino all’interno delle chiese, nono-
            stante le reiterate proibizioni stabilite nei Sinodi diocesani).
               In alcuni centri dell’Agrigentino (Raffadali, Casteltermini, Licata, Sant’Elisabetta,
            Sant’Angelo Muxaro) nel periodo che va dal 26 dicembre al 6 gennaio la Natività si
            celebra con la Pastorale (Pasturali), una significativa permanenza degli antichi officia
            pastorum. A Licata la rappresentazione richiede la presenza di sei personaggi: tre pa-
            stori chiamati Bbardàssaru, Marsioni e Titu (che nella tradizione locale sono i nomi
            dei Re Magi), un Curàtulu (soprintendente di masseria) e due suonatori con zampogna
            “a paro” (ciaramedda) e cerchietto (cìmmulu). I pastori indossano i tradizionali co-
            stumi in pelle di capra, mentre il Curàtulu porta un mantello. Tutti e tre hanno il volto
            coperto da lunga barba e reggono un bastone in mano. Particolarmente interessante
            è la struttura drammatica che fonde recitazione, mimica e musica senza soluzione di
            continuità. Nelle parti recitate si alternano dialoghi “canonici” in italiano (certamente
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