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            (Caltanissetta, Resuttano, Barrafranca ecc.). Il poemetto – denominato Parti dû Signuri
            – si esegue nei giorni della Settimana Santa con modalità del tutto peculiari. Ogni
            “parte” viene prima interamente declamata, con particolare inflessione, e successiva-
            mente si intona soltanto l’ultimo verso: un solista (prima vuci) canta il primo emistichio
            e un altro solista (secunna vuci) attacca il secondo emistichio in registro più acuto,
            con il rafforzamento del coro (i cantori non appartengono a una confraternita ma fanno
            riferimento alla chiesa di Maria SS. delle Grazie). Si riporta l’ottava finale, dove si
            rievoca la morte del Cristo, preannunciandone al contempo la resurrezione:

                   Esecuzione: Rocco Chiolo, Giuseppe Marsana, Rocco Sciascia e Gaetano Tinnirello.
                                       Rilevamento: S. Bonanzinga; Butera (CL), 21/04/2000.

                  Dulci Ggesù mi veni lu chiantu
                  di fàrimi la cruci e lla spartenza.
                  Summu Ddiu d’amuri, amatu tantu,
                  câ morsi supra la cruci, oh chi spaventu!
                  Lu sabbattu Maria sparma lu mantu
                  e dduna fini a llu so patimentu.
                  Nni rallegramu cu llu so corpu santu,
                  sia laratu lu santissimu Sacramentu!


               Il cordoglio per la morte del Cristo è efficacemente rappresentato in un lungo
            canto che i confrati del SS. Sacramento eseguono a Misilmeri (a pochi chilometri da
            Palermo). Alla mezzanotte del Giovedì Santo si riuniscono davanti al portale della
            Chiesa Madre e iniziano a cantare I parti rû Signuri (Le “parti” del Signore). Il testo,
            strutturato in distici di endecasillabi, viene intonato in forma monodica a voci alterne,
            con breve interludio di tròcculi (tabelle) tra le strofe. Dopo questa esecuzione iniziale,
            due o tre gruppi di devoti si incamminano per le vie del paese, seguendo itinerari di-
            versi. Si canta per strada (in luoghi prestabiliti, davanti alle edicole e nei crocicchi)
            e nelle chiese dove sono allestiti i “sepolcri”, sempre iterando tra le strofe il suono
            delle tabelle, che accompagna anche tutti gli spostamenti dei gruppi. Il mesto appello
            di questi strumenti addirittura identifica l’intera azione rituale, significativamente
            detta trucculiata. Il suono delle “campane di legno” pervade difatti il quieto spazio
            notturno e la parte conclusiva del canto ne pone compiutamente in evidenza il valore
            simbolico, nel segno della partecipazione corale al dolore di Maria:


                       Esecuzione: Giuseppe Saitta e confrati del SS. Sacramento (voci e tabelle).
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