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di un autoritratto: "Per vedere se ci provenienti dai versanti oscuri
riuscivo". Una frase che nella sua dell'esistenza; sono ambigue, stregate,
orgogliosa umiltà fa perfettamente il pari sempre a metà strada fra la maschera
con il motto usato da van Eyck: "Come carnevalesca e gli ospiti della notte. Pur nel
posso". carattere grottesco che spesso le impronta,
esse hanno l'umore oscuro di divinità non
Sarino iniziò a interessarsi di scultura pacificate, di totem, di figure apotropaiche,
agli inizi degli anni Settanta, quando era messe a guardia dell'incerto perimetro
ormai prossimo a compiere sessant'anni. dell'esistenza: per impedire all'anima di
Forse vi giunse per ispirazione o forse per fuggire e per tenere a bada i demoni, che
disperazione, o forse ancora perché aveva sono sempre lì, pronti a insidiare il sonno e
saldato il proprio debito con il tempo ad approfittare di ogni debolezza del corpo.
sociale e si trovò nella condizione di
"desocupado", pronto a dare il largo al La fotografia con cui si apre questa
tempo del desiderio. monografia, ci mostra Sarino Santamaria
seduto su una sedia con una barca in tufo
Le sue prime opere furono legni trovati, sulle gambe. È una foto che contiene quasi
legni dalle forme bizzarre a cui bastava una per intero il personaggio. A cominciare dal
piccola correzione col coltello e qualche volto ossuto col naso prominente, così
colpo di pennello per fare spuntare un simile ai volti che egli estraeva dal tufo. La
serpente o un pesce o una piccola barca. maglietta, i bracciali, la collana, tutto
Opere a metà strada fra illusus naturae, lo questo ci parla invece di Sarino abituato a
scherzo di natura, e la curiosità del proporsi come attrazione, a offrire la
collezionista. Opere che servivano solo a propria diversità come stramberia, a tentare
esercitare la sua capacità visionaria e ad di porsi alla pari col grande mondo, quello
aprire il varco a quella che sarebbe che sta oltre i confini ristretti dell'isola di
diventata da lì a poco la sua produzione Favignana e da cui proviene il popolo dei
maggiore: scolpire il tufo per tirame fuori turisti. La barca, infine, ci racconta di una
teste soprattutto, ma anche barche, fari, sua passione, quella di viaggiare, di
templi, edicole. spingersi oltre il breve tratto di mare che
separa Favignana dal mondo. Quel tratto di
Il tufo era per lui materia congeniale. La mare Sarino Santamaria lo ha superato una
polvere di quel materiale gli aveva riempito sola volta, quando ancora giovane si
i polmoni·quando da giovane aveva lavorato imbarcò come marinaio e stette lontano per
nelle cave di Favignana e poi se lo era qualche anno, forse otto, forse meno,
ritrovato fra le mani quando era passato a nessuno lo ricorda con precisione. A chi lo
fare il muratore. Ne conosceva la porosità e interrogava, raccontava di avere in quegli
la resistenza, ne indovinava le forme anni girato buona parte del globo, toccando
nascoste e le estraeva con pochi colpi di porti dai nomi stranieri, spingendosi fino
piccozza, con una piccola sega e con la alla lontanissima India, che è come il lembo
raspa. Nulla di misterioso, nulla che desse il estremo di ogni geografia fantastica. Forse ·
senso alto della creazione artistica; i suoi mentiva o forse no. Forse quei viaggi li ha
gesti facevano semmai pensare all'azione fatti davvero o forse li ha soltanto
misurata dell'artigiano, all'abilità immaginati, per dare sfogo alla sua sete di
consumata di chi esercita un'attività nomadismo. Forse anche lui, come tanti
meccanica e ha nelle mani la memoria di isolani, ha sempre avvertito, senza saperlo
ogni minima operazione. E tuttavia le sue
teste possiedono l'inquietudine di creature l9