Page 13 - zu sarino 1996
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decifrare, il mal d'infinito, un male oscuro,
fatto di desideri senza oggetto, di nostalgie
che non riposano in alcun luogo e in alcun
tempo. E come tanti, come molti, non è
riuscito a fare altro che guardare il mare e
desiderare una barca con cui fuggire, con
cui rompere ogni vincolo e lasciarsi dietro
quel piccolo mondo a forma di farfalla
ancorato nel mare di fronte al litorale di
Marsala.

   Invece non ha potuto fare altro che dare
una veste più domestica al suo bisogno di
vedere e conoscere: se non era possibile
viaggiare, era almeno possibile attrezzarsi
per ospitare il mondo. Così, come un
anfitrione eccentrico, come un sovrano
benevolo, egli ha per anni accolto il popolo
multicolore dei "forestieri". Chiunque si sia
recato a Favignana entro il '92, anno della
sua morte, lo ha potuto vedere nei pressi
del porto, circondato dalle sue sculture,
pronto a cederle per poco o per nulla, senza
regole, senza listini o quotazioni.
Nient'altro che un dono offerto dal signore
dell'isola. Per questo Sarino per circa
vent'anni ha popolato Favignana di teste e
graffiti: per marcare quel territorio con
segni tangibili della sua presenza, per
delimitare i confini del suo regno. Un regno
senza scettro, senza potere, di cui egli era il
signore incontrastato. Il signore delle teste.

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