Page 28 - zu sarino 1996
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"Io stesso non so come un ramo d'albero
possa trasformarsi in un animale, in un ogget-
to, in un simbolo. So soltanto che gli alberi e i
rami li osservo attentamente e che essi mi rive-
lano un volto nascosto".
Rosario Santamaria, 61 anni, alto, magro,
mani di lavoratore, dice così a chi gli chiede
delle sue creature di legno che ogni sera mo-
stra in una bottega dell'isola di Favignana mes-
sa a sua disposizione da gente entusiasta della
sua bravura.
Santamaria, che di mestiere fa il muratore,
occupa tutti i suoi ritagli di tempo nella ricerca
di pezzi di legno che possano suggerirgli qual-
che cosa. Setaccia la campagna assolata di Fa-
vignana tutta bucata dalle cave di un tufo bian-
co, accecante, nel sole implacabile della lunga
estate mediterranea ed esplora anche i carichi
di legname da ardere che giungono con i bar-
coni a motore da Trapani destinati ai forni per
la panificazione. Il suo sguardo esercitato gli fa
vedere subito se un ramo "nasconde" una figu-
ra. Lui non intende compiere alcuna violenza
sulla natura alla quale si accosta anzi con estre-
ma umiltà. Un nodo di legno può così trasfor-
marsi in un occhio, un ramo biforcuto può si-
mulare una bocca aperta, due escrescenze pos-
sono essere un paio di corna. Il suo gioco si
compie con un coltellino per incidere la cortec-
cia al punto giusto e con un pennello per sotto-
lineare appena un particolare non posto abba-
stanza in rilievo. Sono così sorti draghi, ser-
penti ricchi di squame, pesci che sembrano ri-
saliti da fondi abissali, ma anche pipe, barchet-
te, maschere, crocifissi che i turisti italiani e
soprattutto stranieri (numerosi questa estate
nell'isola) cominciano ad apprezzare.
Insieme a queste creazioni, che sono senza
dubbio espressione genuina di un'arte sponta-
nea, Rosario Santamaria scolpisce nel tufo te-
ste, alcune solenni sormontate da corone, altre
buffe (una ha il mento e il naso piegati verso
destra), altre ferme in una indefinibile espres-
sione di stupore.
La folgorazione per Santamaria avvenne
esattamente due anni fa . Il tufo lo aveva cono-
sciuto da giovane lavorando nelle profonde e
terribili cave di Favignana. Sono pozzi quadra-
ti , enormi, creati dalla asportazione sistematica
del tufo tagliato a blocchi regolari pronti per
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