Page 29 - zu sarino 1996
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essere impiegati nell'edilizia. Quando Santa-        3
maria lavorava nelle cave, il tufo veniva
"strappato" manovrando a mano delle grosse e
pesanti seghe. Un lavoro durissimo e non privo
di pericoli per la salute per via della polvere fi-
nissima che brucia i polmoni e che il lavorato-
re della cava respira insieme con l'aria. Dopo
questa esperienza, Rosario Santamaria viaggiò
per mare per otto anni ed ebbe modo di vedere
una larga fetta del globo recandosi anche in In-
dia. Quella esperienza, di cui conserva un ri-
cordo vivo e tenace, gli diede la misura delle
cose per cui egli ora con la filosofia del vec-
chio saggio può dire che "il mondo è un'altra
cosa", che "il mondo non è certo Favignana".

   Da due anni, dunque, per improvvisa e mi-
steriosa ispirazione, intaglia rami d'albero alla
ricerca di forme figurative, scolpisce la pietra
ricavando gioia da una materia che lo fece tan-
to soffrire da giovane e provando le mille sod-
disfazioni dell'artista primitivo che non ha mai
saputo nulla dell'arte e che tuttavia crea forme
d'arte. Servendosi esclusivamente di un'accet-
ta, di una raspa e di una sega lavora con furore
rubando le ore al suo tempo libero, che è molto
limitato, e certamente al suo riposo.

   Ma gode già del piacere di vedere le sue
creature - che regala volentieri - andare lonta-
no insieme con i turisti che le portano via. An-
che a Favignana, lungo le stradette che taglia-
no l'isoletta selvaggia bagnata da un mare an-
cora incontaminato, si vedono sui pilastri di al-
cuni cancelli le teste scolpite da Rosario Santa-
maria. È la sua soddisfazione più grande.

Giornale di Sicilia del5 ottobre 1974

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