Page 75 - LA PERLA DELLE EGADI
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lei che già s'avviava per i verdi sentieri Elisi e la soffiò in quel corpo  sulla nave che senza nocchiero andò a perdersi contro gli scogli,
senza vita; la materna Venere, allora, incaricò Cupido di lanciare          inabissandosi. Il mio corpo rimase avviluppato ad una sartìa per
uno strale nel corpo di lei che al risvegl io dal sonno mortale si sentì    cui fu trascinato in fondo al mare.
invasa da un divino ed eterno amore per il dio che prima l'aveva
violentata. Qui termina la prima delle due leggende,intitolata Deli               Ospite delle Nereidi.
e Plutone. L'altra riporta il titolo di :                                         Favonia, la regina degli abissi, stava seduta sul suo sfarzoso
                                                                            scanno splendente di luce propria. l suoi verdi occhi che sembra-
      " Le Nereidi".                                                        vano vagare nelle acque, il suo fulvo e morbido crine che ondeg-
      Di regola ad un freddo inverno lungo e piovoso risponde quasi         giava voluttuosamente per le.correnli mari ne, le sue vellutate mem-
sempre un'estate calda e tranquilla. Durante le nevicate, gli acquaz-       bra, avvolte da un'aderente veste ricamata che la copriva tutta,
zoni, i temporali, le giorn ale ventose del tenebrose inverno il pen-       mostrando le sue sinuose form e, la rendevano agli occhi del
siero era rivolto all'inebriante cal ura estiva che sarebbe arrivata        visitatore. desiderabile per la sua incommensurabile bellezza di
ancora una volta con la sua afa stenuante ma dolce, pesante ma              donna vera. Un canto lento si sprigionava dalle arpe giocate dalle
voluttuosa e piena di promesse. Col pensiero vagavo tra le onde             Nereidi, penetrando nell'anima come un ago arroventato nella carne.
estive dell'azzurrino mare delle delicate Spamidi, passo obbliga-                  L'acqua di quelle profondità più che salata era amara: sapore
torio del navigante che con la sua vela o col suo remo volesse              di lacrime. Mi accorsi che il volto della regina incominciava a ri-
solcare le calme e calde acque del mare Celeste.                            garsi di stille e c he i suoi occhi, ora, avevano perduto parte del
       Di notte, costeggiando queste isole si ascoltano, provenienti        loro iniziale splendore. Quel viso cangiò la sua espressione, di-
dalle profondità marine, melodiosi canti simili a lamenti ritmici dei       venendo triste e pensierioso. Il capo della padrona degli abissi si
cori lirici delle tragedie greche (compresa l'ultima dei colonnelli).       piegò forse nella speranza di nascondere il suo acuto dolore.
Sono i peana delle libere Nereidi che vanno alla battaglia contro                  Al suono di un gong si formò un cerchio luminoso lungo la
le soverchianti forze del dittatore Nettuno.                                cui circonferenza si assisero le giovini Nereidi, alcune, invece, si
       l mari adiacenti alle Spamidi sono costellati delle tombe delle      portarono al centro e vi improvvisarono una danza di disperazione.
giovani eroine cui il mare lamentoso regala cestelli di odorosi fiori              Un vortice improvviso e violento mi strappò dal mio posto e
che qualche volta affiorano dalle acque spumose. Non c'è cuore              mi poggiò al centro dell'improvvisato cerchio tra le danzatrici. Ero
umano che a simili melodiosi lamenti non partecipi al loro dolore           pietrificato! Il mio corpo non rispondeva più agli ordini della mia
con tutta la sua forza. Ricordavo le inebrianti battaglie dell 'anno        confusa mente. Giravo e rigiravo gli occhi sulle amazzoni che mi
precedente quando, a sole nascosto dall'oscurità notturn a, vol li          danzavano attorn o. posando il mio sguardo ora su questa ora su
donare la mia esistenza alle erotiche dee.                                  quella: erano tutte bellissime. Nessun desiderio bestiale rn i afferrò
       La veloce prora solcava i fausti mari spumeggianti, mentre           alla mente. l miei sensi erano inoperosi. Quelle figure mi perveni-
io volgevo inconsciamente il timone verso il luogo ove la battaglia         vàno dentro come immagini di sogno.
infuriava, att ratto dal ritmo quasi musicale delle scintillanti armi dei          Le braccia stanche mi pendevano dalle ·spalle, inerti, le gambe
guerrieri e delle amazzoni.                                                 tremanti si piegavano continuamente come se non fossero state
       Un acre odore sanguigno si spandeva per l'aria infuocata,            mai abituate al peso del mio corpo. Alla fine le ginocchia cedet-
le narici si empivano del fumo delle carni delle giovani morte e            tero e caddi. Ma ecco le forze ritornarmi. Scrutai il mio corpo: era
accatastate su improvvisati roghi, lungo tutta la scogliera. Altri corpi    guarito, non c'era alcun segno delle vecchie ferite; palpavo laddove
trafitti dalle dorate aste nettuniane venivano sballottati dalle acque      ci sarebbero dovute essere almeno le cicatrici, niente. Nessun
sugli scogli appuntiti, fracassandosi.                                      ricordo del passato combattimento si celava nel mio corpo.
       Alla gonfia ·vela sommai, allora, i rem i per giungere più ce-              A destarmi da questo stato di ricerca furono tre delle Nereidi che
lermente ave più furioso si svolgeva il combattimento. Mi avventai          mi vennero incontro, mentre le danzatrici si ritiravano nelle loro stanze
smanioso di giustizia contro i nerboruti corpi dei razziatori dei mari,     abituali. La regina era scomparsa dal suo regale trono come in-
degli affossatori delle altrui libertà. Fu un parare di fendenti e di       ghiottita dalle acque. Le tre ragazze, a passi lunghi si disposero al
frecce, un colpire e uno smembrare di corpi vivi, squartati e resi          mio fianco. Una di loro si tramutò immediatamente nella mia ombra,
senza anima. Come un lupo affamato addentavo con la mia spada               le altre con fare gentile e accondiscendente stettero al nostro fianco.
quei corpi arrossandoli di ferite mortali. Il sangue che schizzava          Mirai la mia giovane compagna che sebbene più piccola nella
da quei corpi mi scorreva su tutto il corpo misto al mio, avvelenato        statura guidava quella ronda. Non era bella, ma lo stesso molto
dalle armi dei ciclopici mostri. Dei dolori lancinanti mi attanagliavano    affascinante. Il suo viso appariva resistere eternamente all'attacco
le membra, indurendole. Alla fine perdetti i sensi e caddi riverso          dell'inesorabile tempo. Esso era avvolto da un faro di luce continua

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