Page 74 - LA PERLA DELLE EGADI
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a finire in mare. Talora volano pugni accompagnati da reboanti                piumaggio. Deli li amava tutti e con eguale affetto.
suoni gutturali che ognuno è libero d'interpretare nel proprio vo-                  Il suo avvenente sorriso rendeva quei luoghi luminosi e i suoi
cabolario della parolaccia, come meglio crede.
                                                                              abitanti fel ici di poter respirare la sua stessa aria, di poter bere
      Altri personaggi sono Sarino Santamaria c he nella vecchiaia            alla fonte ove ella immergeva il suo pudico corpo.
ha scoperto una "particolare vocazione artistica": quella di dare
forme umane o ani malesche a pezzi di legno o di ottenere. delle                    Ma si sa che la felicità, la gaiezza sono effimere e passeggere
maschere orripilanti, da tufo. Poi c'è "Ninu u Fissa" (Nino lo Scemo)         e non sono, quindi, eterne come il padre suo Arès. Gli dei dall'alto
che funge da maggiordomo del paese. Con aria cordiale saluta                  osservavano con occhi sman.iosi quel frutto di un amore innaturale
quanti incontra conoscenti e non, con una forte stretta di mano,              tra il divino Marie e la terrestre Alima. Fra tutti gli dei, Plutone non
!asciandoti subito dopo per l'altro "cliente" c he sta nel contempo           resistette più al prorompente fascino della giovane e scalati gli
arrivando. "Peppi u Vaccaru" (Giuseppe Campo) il gigante buono,               Inferi si piantò in quei luoghi non contaminati prima dai desideri
il postino del paese ; Masino Noto il giornalaio edicolante, flemma-          umani o divini, come un guardiano nella vigna. Pastosi imperterrito
tico; Peppino Arpaia, valentissimo scoponista e uomo di ampia                 nel suo tozzo corpo sul monte Erix, attese il momento propizio
cultura e dalla conversazione brillante; Nino Bianco, bravissimo              perchè potesse far sua la poveretta che viveva in quei paraggi.
sciatore acquatico che durante la stagione estiva offre gratis ai
villeggianti un ampio saggio delle sue capacità sportive; Nanni                      Le Driadi intuirono le sue scellerate intenzioni, ma nulla po-
Casablanca e Nino "u Marcazzo" i due latin-lovers del paese;                  terono, povere Ninfe, contro il potente e testardo dio dello Stige.
Enzo il Partigiano (Enzo Campo), bravissimo subacqueo e valen-                Piansero lacrime amare fino a formare con le loro stille una miriade
tissimo suonatore di chitarra e armonica a bocca; la dolce Maria              di caldi ruscelletti, un mare e tre isole. Ed ecco, infine, il crudele ed
Guccione, proprietaria dell'Albergo Egadi, donna di vasta cultura;            arrogante dio discendere dal monte a gran passi ed arrestarsi alla
il velista acrobatico Gustavo Bertolini. Tutte persone piene di vita          vista della giovane sdraiata all'ombra di un centennario albero di
e di affetto, pronte a renderti i più impensati servigi e ad ottrirti         abete. E quindi veloce come il fulm ine corse verso la fanciulla,
la loro incondizionata e stimata amicizia.                                    famelico d'amore. La poveretta nulla potè contro la sfrenata lussuria
                                                                              del dio che mai sembrava saziarsi del corpo di lei giacente come
2) Miti e leggende di Favignana. 111                                          statua morta sul fogliame. L'albero sotto il quale si stava com-
                                                                              piendo l'empia scelleratezza ritirò i suoi lung hi e tortuosi ram i.
      Tanto, tanto tempo fa prima che ancora gli uccelli cinquet-             mostrando agli dei il grande crimine consumato. Immediatamente
tassero, che i fiumi corressero verso gli oceani, che i mari fossero          dall'alto scese veloce una grande schiera di armigeri capeggiata
salati, che i cuori fossero freddi viveva in una terra tinta di colori        dal padre suo Marie. Con immensa forza vendicativa, prima an-
verdi e fulvi, accarezzata dalle azzurre distese, olezzata da odorosi         cora che i combatten ti pervenissero sulla terra. vomitarono dai loro
venti: una giovane.                                                           archi un mare di frecce, ma nessuna colpi il dio, e quindi giunti
                                                                              nel luogo dello scempio ingaggiarono una violenta battaglia con
       Le Driadi pietose l'avevano raccolta, appena nata, quando la           il dio Plutone. Fu un menar di colpi e di puntoni, ed infine gli armati.
sventurata madre l'aveva abbandonata nei boschi per nascondere                Marte compreso, caddero ad uno ad uno infilzati dai terribili e
il frutto del suo insano amore per il giovane Arès.                           velocissimi fendenti del dio.

      Gli anni trascorsero tranquilli e Deli, questo era il nome della              La poveretta giaceva atterrita. Il sangue dei feriti schizzava
ragazza che Driope, la regina delle Ninfe, le aveva dato, era di-             come vino dall'otre. arrossando anche il suo nudo corpo. Raggo-
ventata una bellissima fanciulla. La terra ove ella correva libera            mitolata nel suo essere, non ri usciva a profferire parola; la lingua
e gioiosa, per la sua delicata e celestiale d olcezza. viveva della           sembrava esserle seccata. Eppoi. presa da sommo terrore e scon-
sua grazia, del suo fascino. Gli alberi s'inghirlandavano di fiori            forto, stralunò gli occhi e si abbatè esanime. Gli dei dall'alto os-
olezzanti e sempre vivi, i fiumi si accendevano di colori preziosi            servavano lo svolgersi della battaglia e allo stramazzare della gio-
cangianti dallo smeraldo allo zaffiro, i venti si tramutavano in leggere      vane si levò daii'Oiimpo un grido di dolore. Il pietoso Giove, quindi,
brezze che vivificavano l'aria odorosa di fiori di mandorle, di ber-          mosso da infinito amore per il figlio suo Plutone che si disperava
gamotto, di zagara. Gli animal i, dal docile cervo al selvatico c in-         addolorato sul corpo della sua amante Deli, raccolse l'anima di
ghiale, dal velenoso serpe al solitario passero si erano innamorati
di lei. Il rettile aveva perduto la sua lingua bifida ed il suo veleno,       ~lot e:
l'aquila i suoi artigli, il lupo le sue terribili zanne, il cinghiale il suo  1) Ho riportato in q uesta opera clue ant1che leggende mitologicl1e elle io ho appreso
ispido manto ed il grugno; il cervo gioiva di essersi tramutato in            tanti anni la da un m io avo. Ho prov<1to a ctare un corpo al contenuto d1 qucst 11n1t1
destriero, il passero provvedeva a dipingere di molteplici colori il suo      lino a ncavarne d ue racconti. c he q ui npo11 o pafllalmente. cioè solo nelle parli c he
                                                                              si riler1scono a F<lVIgnana.
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