Page 76 - LA PERLA DELLE EGADI
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che chiarificava il suo io umano e pieno di sofferenze, ma ricco
di grande possanza spirituale. Ne restai fortemente avvinto. La
osservavo inebetito e non riuscivo a profferire parola. Le mie labbra,
un tempo leste, avevano perduto tutta la loro vitalità oratoria.
Restavano ammutolite, pur sentendo la passione del cuore, perchè
la ragione fredda non voleva lasciare il passo al palpitante sen-
timento. Ma quando la razionale mente non resistette più all'attacco
del cuore, le vivide labbra ripresero l'usato colore e l'antica pos-
sanza oratoria. Fiumi di parole iniziarono a scorrere tra le onde che
d'amare divennero dolci. Allora bevvi di quell'acqua fino a svuotare
l'intero antro marino. Le mie parole rimbombarono cariche di eco
in quella caverna. Ella frastornata tentava giustamente di difendersi
e di lottare strenuamente contro i miei repentini attacchi. Lottava
con lo stesso ardore con cui aveva combattuto con i nettuniani,
coprendosi di grande gloria. Ma alla fine cadde. La raccolsi tra le
mie braccia con delicatezza e la copri i di baci su tutto il suo radioso
corpo. Ad un tratto s'avvinse al mio corpo e con voce flebile
mi sussurrò: "non ti arno".

      Un pugnale ardente penetrò nelle mie carni colpendomi !ad-
dove quel sentimento sincero e duraturo era sorto. Accettai il colpo
senza barcollare, ma, fermo nei miei propositi, mi addentrai nel mio
animo per scoprirvi se effettivamente ci fosse amore.

      Il sangue vermiglio per la nuova ferita scorreva a fiotti, ad un
tratto le forze mi vennero meno. Le sue intelligenti compagne mi
sorressero e quindi restai dritto nel mio minuto corpo. Levai un
grido di dolore esasperato e lancinante, mi colpii con le mani il
petto per vedere se il cuore vi battesse ancora.

      Come Achille colpito dalla morte dell'amico Patroclo per mano
di Ettore, mi armai di tutte le mie forze e corsi impavido verso la
munita torre per espugnarla. Fu "un menar di colpi e di puntoni",
sembrava che la battaglia non dovesse mai finire, ma ecco suonare
la sveglia. Mi destai un pò frastornato da quel sogno, ma com-
piaciuto, perchè ho vissuto uno squarcio di una leggenda antica
e piena di legami con la realtà passata e presente. (la leggenda
delle Nereidi).

      Ultima leggenda mitica è quella della Venere aegusea. Si dice,
infatti, che ci fosse a Favignana una grotta ove Venere risiedeva
e che in questo antro vi fosse scolpita la figura della dea nella viva
roccia tufacea. Chiuque voleva fare innamorare di sè la donna
amata, bastava che guardasse con grande desiderio quell'effige
raffigurante la dea dell'amore. (Mito greco-latino).

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