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FONTE: elaborazione su dati della Campagna “In fondo al mar” 1999-2000
2.3. La situazione dei beni ambientali e culturali
Come ben evidenziato nel paragrafo precedente, in relazione al patrimonio ambientale la carenza più
consistente non è certo nella disponibilità delle risorse ma nel loro scorretto utilizzo. Le criticità di
maggior entità dal punto di vista strettamente ambientale riguardano, infatti, lo stato delle acque marine e
dell’ambiente marino-costiero nel suo complesso e sono principalmente imputabili a fenomeni di
carattere globale come l’aumento delle temperature delle acque del Mediterraneo, all’erosione delle coste,
alla desertificazione e ai cambiamenti climatici.
Sono comunque da non sottovalutare in alcuni tratti costieri gli inquinamenti da scarichi civili (soprattutto
in corrispondenza dei mesi a maggiore pressione turistica), quelli dovuti all’esercizio della navigazione
(sia in corrispondenza dei porti regionali di maggior traffico per i collegamenti con le isole, sia per le rotte
di cabotaggio e le rotte incrocianti il mare insulare) e quelli dovuti alla presenza dei poli industriali nelle
antistanti coste siciliane (in particolare quelli di Milazzo per le Eolie, Termini Imprese per Ustica e Porto
Empedocle per le Pelagie). Non va dimenticato, infine, il depauperamento delle risorse ittiche come
conseguenza dell’intensa attività di pesca nel bacino del Mediterraneo.
Per quanto riguarda invece i beni culturali, l’itinerario turistico tipico nelle Isole Minori della Sicilia
riguarda soprattutto le oasi verdi, le riserve naturali, le aree protette presenti in tutte le isole. Questo
provoca un’affluenza generalmente di grandissimo rilievo nel periodo estivo, portandosi dietro i
conseguenti problemi di pressione antropica sul territorio. Ma le Isole presentano anche dei beni culturali
di grande rilievo, non molto noti al grande pubblico, che potrebbero costituire invece il traino per un più
incisivo tentativo di destagionalizzare del turismo in questi territori.
L’area dell’arcipelago egadino presenta un’importanza notevole dal punto di vista storico-archeologico
quale conseguenza della battaglia delle Egadi, svoltasi in quest’area nel 241 a.C. Numerosi studi riportano
zone di interesse archeologico in prossimità della costa di tutte le isole dell’arcipelago confermati dal
ritrovamento di numerosi reperti, il più importante dei quali è la "Nave Punica" esposta al Baglio Anselmi
di Marsala.
Nella zona est di Favignana si insediarono le prime tribù paleolitiche, ne restano tracce nelle grotte vicino
la cala S. Nicola che dovette essere per secoli il porto dell'Isola. Nei pressi si scorgono i resti di una
specie di piscina di epoca romana, denominata "il bagno delle donne", scavata nella roccia calcarea che
riceveva acqua dal mare mediante un condotto sotterraneo; questa zona risale al periodo dell'impero
romano: qui venivano messe in cattività le murene (probabilmente come scorte di cibo o come strumenti
i
di tortura per prigionieri che erano detenuti sull'isola). Nel lato ovest dell'Isola, su monte S. Caterina,
alle spalle del Faraglione si apre la grotta più interessante e più suggestiva, è quella delle Uccerie o delle
Stalattiti dove milioni di anni hanno ricamato un'imponente cattedrale di Stalattiti. Sul versante nord-est
della montagna sono di notevole interesse i graffiti di alcune iscrizioni puniche, accopagnate da
raffigurazioni di pesci, della grotta del Pozzo e della grotta della Ficarra, le quali succesivamente
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