Page 17 - Puntillo_2019
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strumento  complicato.  Dialogava  con  tutti,  nessuno
                                                  escluso e tendeva a fare amicizia circondandosi alla fine,
                                                  di uno stuolo di compagni di gioco per animare le spiagge
                                                  assolate  della  Costa  Azzurra  piuttosto  che  i  giardini  del
                                                  Danieli  di  Venezia.  E  Ignazio  osservava  compiaciuto  le
                                                  imprese di quel bambino bellissimo, dai capelli fluenti e gli
                                                  occhi azzurri.
                                                  Sembrò alla fine tutto chetarsi, quasi una predisposizione
                                                  a  una  ripresa  della  vita  da  affrontarsi  con  rinnovato
                                                  coraggio, di fronte alla crisi impellente.
                                                  Tutto precipitò di nuovo e definitivamente nella notte del
                                                  14 gennaio del 1903.
                                                  I coniugi erano a cena insieme a conoscenti quando Ignazio
                                                  fu chiamato da parte e fu informato che il bambino stava
                                                  poco bene. Donna Franca e il marito si precipitarono fuori
                                                  dal  lussuoso  locale  e  raggiunsero  l’albergo.  Attorno  al
                                                  lettino  del  piccolo,  un  assembramento  di  camerieri  e
            Annina Alliata di Montereale, consorte
            di Vincenzo Florio (fratello di Ignazio),   curiosi  osservava  con  costernazione  il  bimbo che  non  si
            deceduta per colera nel 1911          muoveva.  Franca  si  fece  largo e prese ad  accarezzare il
                                                  piccolo e in quel frangente, si rese conto che Baby Boy era
                                                  freddo: era morto. Donna Franca fu colta da malore e fu
            necessario prestarle delle cure immediate mentre Ignazio si mise a percorrere la stanza in lungo
            e in largo continuando a sussurrare che non era possibile.
            Di cosa morì il bambino?
            Si fecero ipotesi di tutti i tipi, compresa una dose eccessiva di lassativo, o di sonnifero o anche
            un  urto  del  capo,  magari  cadendo  dal  letto.  Sarebbe  stata  necessaria  un’autopsia  per
            determinare esattamente le cause della morte, ma Ignazio rifiutò decisamente di far toccare il
            bambino dai medici, i quali a tal punto completarono il referto con un laconico: infarto.
            Iniziò così il lento declino di Ignazio Florio juniore. Franca assaporò ancora due volte la gioia della
            maternità ma il ricordo di Giovannuzza e Baby Boy non l’abbandonerà più.
            La crisi dunque ebbe un arco di tempo abbastanza lungo e il crac definitivo si sviluppò fra il 1929
            e il 1935. Ignazio non fu più lo stesso e passava le giornate seduto sulla poltrona che affacciava
            sulla via come fosse un vecchio Bagnaroto pensionato di un tempo, che non riesce a impiegare
            in  qualche  maniera  la  giornata,  mentre  Franca  divagava  fra  le  attenzioni  della  sua  famiglia
            d’origine.
            Anche Vincenzo entrò in crisi quando la moglie Annina Alliata di Monteleone, per la quale serbò
            un amore profondo e sincero, le morì di colera nel 1911.
            Valsero a poco le tenerezze che gli profuse la dolce Lucie Henry, sposata nel 1930. La crisi del
            Gruppo lo demoralizzò e alla fine la sua tenuta crollò.
            Donna  Franca  morì  dolcemente  nel  1950  e  a  quel  punto  il  morale  di  Ignazio  crollò
            definitivamente.
            Volle che venisse portato a Palermo per trascorrere colà, fra i ricordi di una vita che fu strafelice,
            gli ultimi anni della sua vita.
            Si spense nella sua Città nel 1957, pianto dalla figlia Giulia, moglie del marchese don Achille
            Belloso Afan de Rivera che conserva ancora oggi la discendenza e i gentili ricordi di ciò che resta
            dei grandi Florio.








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